Chiamate un 118. Per chi ha seguito l'Inter due sere fa o per Palacio, al 118esimo ancora a rincorrere Lennon. O proprio per l'Inter stessa. Altro che pazza, proprio da ricoverare. A Londra una settimana fa pareva un'onesta banda di musica, a San Siro invece il vestito da gala e tenori da urlo. Alla fine qualificazione non è stata. Ma il valore della partita c'è come peserà quello delle prossime. Lo sa bene Andrea Stramaccioni, il primo a dover pagare il conto a fine stagione. Conto peraltro che rischia di essere davvero salatissimo. Perché la folle notte di Europa League con il Tottenham ha lasciato sì un velo positivo e di scossa, ma solleva anche un interrogativo nei piani alti di Corso Vittorio Emanuele: per quale motivo l'Inter non ha offerto prima prestazioni con una tale intensità, con orgoglio e coraggio, gioco dinamico e puntato al finalizzare? Si spera di no, ma l'impressione è che la sveglia sia suonata troppo tardi. Peraltro contro una delle squadre più forti affrontate in stagione. Ironia della sorte.
Beffarda, dicevamo, potrebbe essere la sorte di Stramaccioni. La rivoluzione è già iniziata proprio dalle scelte su di lui. Perché da qui a maggio servirebbe un nuovo apocalisse in stile Bologna o simile per far scottare la sua panchina al punto da bruciarsi; ma per la prossima Inter, quella in versione 2013/2014, le percentuali di Strama sono basse. Anzi, bassissime. Da bene bene a male male, tutto torna se nella testa i pensieri hanno la firma di Massimo Moratti. Il presidente abbraccia il suo allenatore, lo rincuora perché spera ancora nella Champions. Ma a luglio nel ritiro di Pinzolo potrebbe esserci qualcun altro. Perché il gioco fino a giovedì alle 18.59 non ha praticamente mai convinto (bisognerebbe tornare allo Juventus Stadium col pensiero), con il Bologna si è raggiunto il colmo della nullità che ha fatto impazzare la rabbia del presidente in sede; perché le formazioni sbagliate sono state troppe. E perché il famoso conto che si presenterà a fine anno lo emetterà quel ristorante di lusso chiamato Champions League.
Solo la musichetta potrebbe salvare Stramaccioni. Forse neppure quella. Ma centrare la Champions è anche più di una semplice necessità, il motivo ve lo raccontiamo da mesi: la scorsa estate, seppur senza Europa che conta, Massimo Moratti ha deciso di spendere lo stesso. E anche abbastanza, convinto di tornare in Champions in questa stagione. Ma se così non fosse, allora benvenuti all'inferno. Dalla Champions entrano nelle casse di una società ben 30 milioni di euro di base più premi che possono schizzare fino a quasi 70 milioni di euro. Nel 2010, addirittura, l'Inter campione portò a casa 68 milioni più incassi ricchissimi e pagamenti da sponsorship. Due anni fuori dalla massima competizione continentale significano 60 milioni di base bruciati più altri fiumi di milioni in premi; oltre a questi soldi, sono andati sostanzialmente in fumo quei 50 milioni che in dirigenza avevano appuntato come coperti dalla cordata cinese poi bloccata dalla burocrazia comunista. Totale, 110 milioni di euro di base più quei famosi premi dall'Uefa che con la Champions diventano tanti soldi. E il Fair Play Finanziario incombe. Insomma, senza terzo o secondo posto che sia, sarà tempesta sul mondo Inter.
E non pagherebbe soltanto Stramaccioni, primo tassello destinato al cambiamento con il nome di Mazzarri come favorito ma tanti altri che attraggono (occhio alle sorprese presidenziali, in calo l'ipotesi Simeone). Anche in dirigenza tremerebbero le scrivanie: pure in questo senso la rivoluzione è già iniziata, perché Moratti ha deciso di prendere posizione in prima persona senza interpellare Marco Branca o altri assistenti. Una prova? Branca vorrebbe tenere Stramaccioni a prescindere fino a maggio; Moratti invece si è riservato di decidere completamente solo come, se e quando intervenire. Una volta, gli allenatori li sceglieva insieme al direttore dell'area tecnica. Adesso la musica è cambiata. Moratti vuole vederci chiaro da solo e anche per i dirigenti ha scelto di decidere lui. Desidererebbe Leonardo ma da Nasser Al Khelaifi, padre padrone del Paris Saint-Germain, non c'è ancora un via libera concreto; non pensa a Oriali, ascolta chi in società fa tanti nomi tra cui Riccardo Bigon ora d.s. al Napoli, va verso la conferma di Branca, lo vedrà a fine stagione in un faccia a faccia diretto. E non sarà lui a toccare la posizione di Piero Ausilio, come vi ripetiamo da mesi: il d.s. ha un contratto lungo, solo lui in prima persona eventualmente potrebbe defilarsi in caso di cambiamenti in dirigenza. Ma l'Inter sul suo profilo conta con decisione.
Senza o con Champions, sarà comunque la rivoluzione anche dei giocatori. Il presidente Moratti ritiene decisamente sbagliati determinati investimenti, non ha gradito alcune operazioni e a giugno in tanti faranno le valigie. Ci sono diversi senatori con cui discutere (Stankovic, Samuel & co.), c'è chi ha un diritto di riscatto obbligato da patti morali ma completamente sproporzionato al valore di mercato, come per Silvestre pagato 2 milioni di prestito più altri 6 milioni da versare a Zamparini in estate. Chi non è da Inter saluterà; in tanti arriveranno, già presi Campagnaro, Andreolli, Laxalt (non ha Twitter, altro che critiche al gioco della squadra...), Ruben Botta (ha firmato) e Mauro Icardi (le assicurazioni non sono una notizia, il suo acquisto sì e ve lo raccontiamo da dicembre). E poi, le colonne di oggi e di domani verranno confermate: Guarin, Handanovic, Ranocchia, Kovacic, Juan Jesus, Palacio. Chi si è meritato l'Inter resterà in nerazzurro, magari parlando anche di rinnovi su qualche fronte. A meno che non arrivino offerte multimilionarie. Senza Champions, sarà obbligatorio ascoltarle. Capito perché la rivoluzione può colpire tutti in qualsiasi momento? Capito perché Moratti parla continuamente di Champions come necessitá? Alla sola idea di poter salutare pochi campioni rimasti come può essere un Handanovic o un Guarin (nomi non a caso, sia chiaro) viene proprio la voglia di chiamare il 118...
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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