Il mio collega Romano ha preferito evitare di fare polemiche dopo la splendida serata vissuta dal popolo nerazzurro ieri, sia nella Capitale sia in tutto il resto d’Italia. Io però qualche cosa da dire ce l’avrei, e approfitterò di questo spazio a disposizione per farlo. Spazio che si intitola ‘Calci e Parole’: visto che ai calci ha già pensato ieri sera qualcuno, io mi limiterò alle parole. Ponendo da parte la vittoria dell’Inter, bellissima, soddisfacente come non mai, vorrei concentrarmi su quanto accaduto negli ultimi giorni fino alla serata del 5 maggio. Ho ancora bene in mente le parole di Rosella Sensi, che poche ore dopo il successo nerazzurro in casa della Lazio ha invitato l’Inter a vergognarsi per il modo in cui aveva portato a casa i 3 punti. Moratti è stato abbastanza signorile da non commentare questo sfogo inopportuno, forse perché consapevole del fatto che alla prima occasione se ne sarebbe occupato Mourinho, cosa avvenuta martedì nel tardo pomeriggio (“Esigio rispetto”, un’altra perla).

Ecco, il termine ‘vergogna’ è quello che più mi viene in mente pensando a determinate situazioni. Ieri sera di sicuro, checché ne dicano Ranieri, Pizarro e Toni, l’Inter ha giocato al calcio, mettendo in mostra le sue qualità nonostante abbia perso subito un punto di riferimento come Sneijder (complimenti a Burdisso per l’entrata dopo un solo minuto di gioco), quindi mezz’ora dopo Cordoba (sostituto dell’infortunato Lucio) e si trovasse di fronte a un avversario carico a mille in un ambiente quasi totalmente ostile (l’inno della Roma prima di una finale teoricamente in campo neutro non è stato un bel gesto, quasi al livello degli idranti di Barcellona). È stato sotto gli occhi di tutti quello che la squadra di Mourinho ha saputo fare, mettendo la museruola alla Roma praticamente per tutto il match, concedendo solo tre-quattro opportunità da gol, più o meno limpide. Bravi dunque i nerazzurri, in grado di adattarsi velocemente ai cambiamenti in corsa e ottimizzarli nel modo più logico. Meno bravi i giocatori della Roma, che hanno pagato a caro prezzo la tensione che loro stessi, supportati dalla tifoseria locale, avevano creato negli ultimi giorni. E sul rettangolo di gioco si è visto, eccome.

Rizzoli è stato perfetto fino alla conclusione del primo tempo, quando non ha sventolato in faccia a Burdisso il secondo, meritatissimo giallo per l’entrata dura su Balotelli. Decisione incomprensibile, soprattutto se paragonata al pugno di ferro che per tutta la stagione è stato dedicato all’Inter (chi ricorda Inter-Sampdoria, con i nerazzurri in 9 dopo poco più di 30 minuti?). Da lì in avanti, qualcosa è cambiata, visto che prima è arrivata l’espulsione di Oriali per proteste (giustificate), poi il mancato rosso a Mexes per il pugno ben assestato a Materazzi. Nella ripresa, poi, il direttore di gara bolognese ha cambiato atteggiamento e linea arbitrale, consentendo il gioco duro ai giallorossi senza prendere provvedimenti ad hoc. Mi riferisco al pestone di Perrotta (già ammonito) su Milito, o a un paio di entrate dure di Taddei, la cui fedina penale è rimasta candida. Ma quello che più mi disgusta, e lo dico senza remore, è il comportamento del capitano della Roma, Francesco Totti, che entrato nella ripresa si è reso protagonista solo di sconcezze da campetto di terza categoria.

Prima un’ancata a palla lontana su Milito, reo di avergli tolto il pallone energicamente (solo un’ammonizione, ma come si fa? O si ignora, o si espelle, il giallo che provvedimento è?). Poi un calcetto sulla testa di Thiago Motta, a terra dopo un contrasto di gioco ruvido, colpevole di perdere tempo. Dulcis in fundo, il calcio da dietro sulla gamba a Balotelli, un’autentica vigliaccata che sarà anche figlia di nervosismo, ma va censurata a prescindere. Quello che più rammarica, però, è stata la giustificazione del Pupone a fine partita: ha ammesso in pratica di aver ‘punito’ Balotelli per aver offeso la sua squadra e l’intero popolo giallorosso, sia nella serata di ieri, sia nel confronto di San Siro (probabilmente il 3-3 della scorsa stagione). Spiegazione agghiacciante, in pratica è stato un agguato in cantiere da tempo. Una scelta lucida di punire un provocatore come Mario, che in questa specialità gli starà sempre e comunque alle spalle (Totti ha fatto infuriare persino il mansueto Mirante con i suoi comportamenti nel finale di Parma-Roma...). Di scuse, neanche l’ombra, anche se qualcuno sostiene si sia recato nello spogliatoio nerazzurro a fine partita con il capo cosparso di cenere. Come personaggio televisivo il capitano giallorosso è unico, calcisticamente riesce ancora a regalare emozioni, ma i suoi atteggiamenti in campo, reiterati, mi inducono a pensare che, come dice Ilary in uno spot, sia davvero senza pensieri...

Totti è il simbolo della Roma e dei suoi tifosi. Lo è stato anche ieri, rappresentando con il suo atteggiamento i sentimenti di un popolo, quello giallorosso, frustrato dall’incapacità di superare un avversario evidentemente più forte, deluso dall’impotenza manifesta nonostante giocasse tra le mura amiche. Le polemiche e le minacce dei giorni scorsi non hanno fruttato nulla di positivo, e non resta che accettare la sconfitta, possibilmente rimanendo in silenzio, scelta di cui non ci si pente mai. Concludo tornando al punto d’inizio del discorso: dopo la serata di ieri, e mi riferisco a chi ha parlato a sproposito ultimamente, chi dovrebbe vergognarsi per aver offeso il gioco del calcio? Rosicate, gente, rosicate…

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Gio 06 maggio 2010 alle 09:40
Autore: Fabio Costantino
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