I giochi psicologici di Mourinho sono una specialità della casa a cui il vate di Setubal fa ricorso soprattutto alla vigilia di certe partite a rischio, nello strenuo tentativo di attenuare l'accerchiamento mediatico della sua squadra e di irretire, al contempo, la stampa se non gli avversari di turno. Stavolta, però, don José è andato oltre le cosiddette Colonne d'Ercole e lui se non altro, da buon lusitano, può vantare inconfutabili requisiti di contiguità geografica con lo Stretto di Gibilterra per sfidare l'ignoto... Sì, perché basta impostare su un qualsiasi motore di ricerca la chiave "mind games Mourinho" per ottenerne un florilegio di sue studiate uscite dialettiche in un passato che abbraccia, come destinatari, dal Barça del primo Guardiola al Liverpool di Klopp. Ma sarebbe, appunto, la prima volta - con la debita riserva della formula S.E. & O. - che Mourinho avverte il rumore dei nemici da coloro che sono stati anche suoi amici comprovati. Prova ne sia, nella fattispecie nerazzurra, quella sua esperienza professionale a Milano che venne beatificata da un biennio di reciproche soddisfazioni. Basterà allora attendere le ore 20 della prossima domenica per accertare almeno un paio di predizioni del tecnico giallorosso. La prima, molto parziale, se i nerazzurri avranno cominciato - Juve-Verona e Napoli-Milan permettendo - a mettere in cascina altri punti di distacco di quella ventina con i quali la Beneamata dovrebbe stravincere il campionato della 2a stella; la seconda (forse la più importante ...) verificare - a cura della stessa società nerazzurra tramite controlli ancora più accurati agli ingressi di San Siro - quanti realmente fossero quegli stramaledetti fischietti acquistati per tempo dalla tifoseria nerazzurra più calda per dare il più civile "maltornato" possibile al voltagabbana di Anversa: 50mila, come paventato dai media fino alla settimana scorsa o gli "appena" 30mila citati più di recente da uno dei capi della Curva Nord Milano? Manco si trattasse della solita disparità numerica sollevata in occasione di una qualsiasi manifestazione pubblica in cui la questura "certifica" una schiera di partecipanti puntualmente difforme di qualche decina di migliaia da quella 'stimata" invece dagli organizzatori del corteo... Non vorranno mica farci star qui a macerarci a lungo col sospetto che i 20mila fischietti eventualmente mancanti vadano magari ad alimentare il mercato nero degli stessi, espressamente gestito dai ghisa meneghini o, peggio, che possano finire nelle mani di qualche racket con propositi estorsivi?
Tornando più o meno seri, proprio l'approssimarsi della festa di Halloween - quell'usanza pagana del "dolcetto o scherzetto" - suggerisce al sottoscritto una mica tanto fantasiosa chiave di lettura del ripudio nerazzurro attuato dal "ragazzone con i parenti nel 'continente nero'". Giusto cavalcando uno strano scherzo del calendario (se non proprio per ironia della sorte...) a suo tempo sfuggito ai più. Infatti, non più tardi di ieri (giovedì), la Gazzetta ricordava come "La rottura di fronte all'opinione pubblica è maturata venerdì 14 luglio". Chiaro che la rosea si riferisse al silenzio comunicativo del "fratello maggiore di Jordan" sublimatosi in quella data, e per chi non avesse avuto i natali proprio a Parigi gioverà allora ricordare che quello non è un giorno estivo qualsiasi, bensì la data in cui, in Francia, cade la ricorrenza della Presa della Bastiglia. C'est à dire, une (grande) fête nationale, Bon Dieu! Peccato solo che quella "rivoluzione solo intestina" degli animi nerazzurri - meglio, forse, allocata nello stomaco - sia corrisposta, molto più prosaicamente, alla "Presa della pastiglia". Nel senso di un cachet andidolorifico fatto ingurgitare a masse di tifosi ed appassionati, testimonial involontari di un farmaco equipollente e, per giunta, senza poter guardare fuori dalla finestra come avviene in un noto spot pubblicitario... Sì, perché - e pure in tempi non sospetti - non occorreva affatto sconfinare nel perimetro delle scommesse illegali per accusare quel soggetto di aver praticato il doppio se non il triplo gioco. Con chiara allusione agli ignominiosi flirt estivi del "collega acquisito di Belotti" con Milan e Juve proprio mentre Marotta ed Ausilio si incaponivano nel trovare un accordo con quelli del Chelsea per l'acquisto definitivo del "novello Giuda di sangue congolese". La "caccia ugolare" all'"immaginario interista 'forever'" non trova, però, il consenso del sottoscritto ed ecco perchè - non potendo essere domenica, pur silente, sugli spalti di San Siro - chi scrive chiede scusa per essersi abbandonato a dei meri giochi di parole onde mascherare il destinatario del suo rancoroso sarcasmo. Ma non ha dubbi sul fatto che tutti gli eventuali lettori riusciranno a decrittare le corrette generalità di RL celate nei seguenti eufemismi citati in precedenza: "il voltagabbana di Anversa", "il ragazzone con i parenti nel 'continente nero'", "il fratello maggiore di Jordan", "il collega acquisito di Belotti", "il novello Giuda di sangue congolese", l'"immaginario interista 'forever'". Anche se resta altrettanto convinto che l'eufemismo più buonista fosse quello coniato stamane (giovedì) dal direttore del Corsport, Zazzaroni, sul suo pur provocatorio editoriale intitolato 'Cornuti e mazziato': "l'afflitto da contrattopatia dal 2019". Salvo poi lo scrivente dubitare fortemente dell'autorevolezza del pezzo in questione allorché si è imbattuto nel passaggio in cui l'editorialista argomentava di Andrea Ramazzotti, un quasi trentennale ex collaboratore di quel giornale: "Beh, quando uno come Ramazza (confidenziale) scrive certe cose mi preoccupo un po’. “Non sarà un semplice contrasto?” (con riferimento al tipo di "accoglienza" che i suoi ex compagni potrebbero riservare a RL, nda). What does it means?, cosa significa? Je menano apposta?" Spiace, caro Ivan (confidenziale), ma se qui c'è qualcuno che rischia di essere menato per davvero, quello sei solo tu (confidenziale). Fatto salvo il caso che si possa trattare di un errore di trascrizione del redattore del sito in cui è stato recuperato l'articolo, non sussiste dubbio alcuno sul fatto che se solo fosse ancora al mondo il/la professore/ssa di inglese delle sue scuole medie, avrebbe usato la matita blu per evidenziare uno strafalcione grammaticale che un direttore di giornale non divrebbe commettere. Questo: "What does it MEANS?" Allorché (quasi) tutti sanno che in quella lingua, nella forma interrogativa, i verbi diversi dagli ausiliari 'essere' ed 'avere' associati alla terza persona singolare (he, she, IT) non vanno mai coniugati, ma restano sempre all'infinito. Pertanto: "What does it MEAN?", senza 's'...
Ecco, appunto: nonostante le noiose digressioni linguistiche, se ne potrebbe allora concludere che il nomignolo di RL (Romelu Lukaku),
Big Rom, risulti allora più azzeccato che mai per un calciatore che - senza alcuna accezione razzistoide - si sta rivelando come un autentico "gitano paneuropeo".
Orlando Pan
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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