"Merito" è una parola evidentemente poco reclamizzata quando si parla di Inter. Anche in queste ore, nonostante un ruolino di marcia sempre più impressionante da parte della squadra nerazzurra, si sta facendo un'enorme fatica nel riconoscere la bravura di chi ha allestito la squadra e, soprattutto, di chi la allena, senza contare ovviamente il peso di chi poi scende in campo.

Se è vero com'è vero che quanto si vede nel weekend è frutto del lavoro quotidiano in allenamento, allora non si può disconoscere la bontà di quanto svolto dentro il recinto della Pinetina. Eppure non per tutti questo discorso vale. E allora il bicchiere è sempre mezzo vuoto. Ad esempio, ripensando agli ultimi due anni, si fa presto a bollarli come fallimentari, senza chiaramente evidenziare le premesse di entrambe le stagioni. Premesse soprattutto a livello finanziario.

La storia è nota. O almeno dovrebbe esserlo. Inzaghi arriva a Milano come allenatore emergente e non certo come assicurazione di coppe e scudetti. Al contempo, l'addio di Conte viene visto come un ridimensionamento, che poi è ciò che pensava lo stesso tecnico salentino poco prima di dire addio. Obiezioni ragionevoli della critica di allora, che vedeva un'Inter inferiore rispetto a quella di appena poche settimane prima considerando pure gli addii di Eriksen, Lukaku e Hakimi. Eppure, a fine stagione, si parlerà di "scudetto buttato". Il paradosso: Inter vittima della propria bravura. Vittima della capacità di sapersi riciclare e andare oltre le aspettative. Zero riconoscimenti, solo pretese. 

E quest'anno siamo ancora lì. Da "Inter, ma che mercato è?" a "Inter obbligata a vincere lo scudetto" il passo è stato brevissimo. E se poi a maggio dovesse essere davvero tricolore, certamente non basterebbe perché a quel punto in bacheca ci sarebbe dovuta essere pure la Champions. Scommettiamo? O magari ai soliti detrattori sarà sufficiente che Lautaro e compagni non arrivino alla finale di Wembley per fare paragoni ignobili con un anno fa. Insomma, non va mai bene nulla. Ma il merito non è acqua.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 13 febbraio 2024 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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