Intervistato da La Tribù del Calcio, Hansi Müller, ex attaccante dell’Inter e del Como, racconta alcuni aneddoti della sua avventura nerazzurra, iniziata nel 1982, quando il tedesco si trovò a prendere il posto di Michel Platini, finito poi alla Juve: “E avevo sentito che la Juve mi cercava, ma il contatto con l’Inter fu più intenso. Ero infortunato ma mi volevano lo stesso, e questo mi diede fiducia, nonostante in quella squadra ci fossero sei campioni del mondo di Spagna. A febbraio, a casa mia, Giancarlo Beltrami, il ds di allora, mi portò un modellino di San Siro e mi disse che avrei potuto giocare in quello stadio bellissimo”.

Il primo anno, nonostante un rapido ambientamento con tanto di immediata confidenza col dialetto milanese, il ginocchio destro però gli causerà parecchi problemi, insieme al dualismo con Evaristo Beccalossi; sarà Gigi Radice, la stagione successiva a inventarlo ala destra: “Era difficile avere una soluzione per la squadra; in quel periodo ci provò entrambi esterni per essere effettivo per la squadra, ma non era una posizione ideale per nessuno di noi. Abbiamo dato il massimo, però; e posso dire che io non ho mai avuto nulla con lui, e viceversa”. Una volta, in occasione di un match con l’Avellino, Alessandro Altobelli gli tirò un ceffone per un passaggio non consegnato: “Ma non l’ho fatto apposta, non l’ho visto, se lo avessi visto lo avrei servito. Quando mi ha tirato lo schiaffetto ero sorpreso, ma non era nulla di grave. Con Spillo andavo d’accordo, in campo e fuori a volte queste cose succedono”.  Il rimpianto è non aver mai giocato col connazionale Karl-Heinz Rummenigge, “ma tutto rientrava nella grande ricostruzione della squadra, arrivarono lui e Liam Brady e andammo via io e Ludo Coeck”. 

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Sab 03 maggio 2014 alle 13:09
Autore: Christian Liotta
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