Ci sono emozioni imparentate con le sensazioni. Appartengono al sistema uno della psicologia, quello dell'istinto. La stracittadina è autentica consapevolezza. Il valore assoluto, questa volta, è un significato ulteriore, praticamente un'allegoria della natura di questo sport meraviglioso. Ci sono aspetti della vita per i quali siamo attratti, con pura naturalità. Non sono episodi innati, come sosteneva Platone, ma frutto delle esperienze della natura. Milan e Inter si fronteggiano, negli spogliatoi, pronte a dominare i vortici delle proprie certezze. Nello sviluppo rossonero filtra sin dal calcio d'avvio la novità rivoluzionaria: fuori Giroud, i tifosi ormai non ne possono più di Pioli e il copione è sempre lo stesso. Possesso palla sterile e consegna della pericolosità alle rampanti pedine inzaghiane, che fluttuano a più riprese con il gol. Fanno densità al centro del campo i nerazzurri, che tentano di costruire l'assetto ampliando con pazienza il momento per verticalizzare e pungere senza indugio.

L'ARCHETIPO DELL'ATTIVITÀ PREGIATA. Lautaro, Thuram e Miky tentano alcune stoccate vane, quella buona arriva da palla inattiva: spizzata di Pavard per il deposito nel sacco di Acerbi, solo, solissimo: tutto davvero tanto facile. Muovere le pedine è sempre la soluzione vincente: il canovaccio è chiaro e la scintilla del raddoppio è un richiamo al tricolore. I blitz sono solo dell'Inter. Un archetipo diventato naturalità permanente nel confronto milanese. Una pietra pregiata che è essenza della vita e dell'universo più profondo nei meandri del magnifico prato verde. Le tortuose pieghe rossonere s'attivano nello spirito confusionario, ma Sommer si fa trovare prontissimo quando Calabria suona la carica nelle vesti di capitano. Nel Pantheon milanese i colori dominanti sono due, il nero e l'azzurro. Lo stato d'animo è unidirezionale, il comando dell'andamento è un tratto identitario di un collettivo dominante. Superiorità aggressiva dell'Inter, l'involuzione concettuale del Milan ormai lampante. Riconsegna quasi automatica della connessione reciproca. Quando partono cercando la profondità, le pedine interiste sanno dove e come trovare la possibilità per creare pericoli offensivi.

SECONDA STELLA A DESTRA... Avete presente quella virtù che indica il punto di equilibrio tra due poli opposti? Un lungo esercizio di volontà, desiderio e talento puro. Prima d'ogni cosa, però, c'è l'autocontrollo razionale, impregnato di passioni monitorate con una complessa valutazione dal faro interista. E nel secondo tempo il tentativo d'assalto interista diviene consistente Thuram coglie al meglio l'occasione per timbrare il raddoppio. Nel finale più calci milanisti che calcio in generale. La catena contingente è brevilinea, il punteggio rimane in bilico perché il Milan accorcia le distanze con il gol di Tomori in mischia. L'Inter quest'anno è stata puro automatismo psichico, un mosaico delle sicurezze (una dietro l'altra, molto spesso incatenate), una costruzione energica di bel gioco ed entusiasmo, un'autentica liberazione di bellezza nello spirito e nell'interpretazione. È stata realista e surrealista, razionale e impulsiva, cinica e composta, logica e pazza, calcolatrice e spregiudicata, immaginazione e realtà. Perché è sempre bello esplorare l'espressione spontanea dei propri sogni e desideri. E ora che il traguardo è stato tagliato, ce n'è un altro da mettere nel mirino. Distante? Sì, ma non troppo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 23 aprile 2024 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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