Umberto Calcagno, presidente dell’Assocalciatori e vice presidente vicario della FIGC, affronta in una chiacchierata con la Gazzetta dello Sport il tema spinoso del sovraffollamento dei calendari: "Nei mesi scorsi abbiamo incontrato più volte l'Unione delle Leghe Mondiali trovando un’intesa di principio contro l’attività agonistica esasperata. Speriamo che si uniscano formalmente alla causa. Chiediamo a tutti quanti di sedersi attorno a un tavolo e ragionare in senso organico. Non vogliamo ostacolare eventuali nuove competizioni che creino nuove risorse, tuttavia non possiamo non ascoltare il grido di dolore dei calciatori, anche quelli più pagati come Kylian Mbappé, che dicono che con questo calendario è umanamente impossibile disputare 70 partite all’anno a un certo livello. Sono stato nel ritiro della Nazionale in Germania e ho avvertito una sensazione di malessere: dopo aver tolto la pausa invernale, che ha già fatto impennare il numero di infortuni quest’anno, il pensiero di non poter staccare più, nemmeno in estate, è angosciante”. 

Nel mirino c'è in particolare il Mondiale per Club del prossimo giugno: "Di fatto non permetterà agli atleti di usufruire delle ferie previste dagli accordi collettivi. Tutti hanno diritto al riposo, pure i ragazzi fortunati, anche perché si tratta di un periodo di ricondizionamento fisico e mentale che è fondamentale. Non si può giocare sempre. Già così la situazione è insostenibile. Gli studi ci dicono che lo stress maggiore è sulle partite back to back. Il problema, infatti, non è solo sul totale delle partite che per alcuni giocatori saranno 85 all’anno, ma anche sul numero di gare giocate con meno di cinque giorni di recupero. I dati sugli infortuni sono spaventosi. Peraltro, gli allenamenti veri sono soltanto 15-20 all’anno. Ai giocatori si chiede di giocare di più allenandosi di meno: una follia. Un calcio fatto solo di partite di alto livello in giro per il mondo non è un’idea condivisa dal sindacato dei calciatori. Questa deriva porterà a un’enorme concentrazione di denaro in un ristretto numero di soggetti, perché il problema della redistribuzione delle risorse è importante tanto quanto la salute dei giocatori. E poi si rischia di ammazzare le competizioni nazionali e il merito sportivo. Con competizioni come il Mondiale per Club riempiremo sempre di più i palinsesti abbassando la qualità di ciò che viene offerto". 

Sezione: News / Data: Dom 23 giugno 2024 alle 20:52
Autore: Christian Liotta
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