Gli obiettivi non cambiano in corsa, aveva detto Marco Baroni alla vigilia del match di Coppa Italia di martedì sera contro l'Inter, lanciando una bordata dai molteplici destinatari. "Per Juve, Milan o Atalanta è stato così, per noi no. Vogliamo restare dove siamo". Quantomeno in classifica di Serie A, e perché no, magari anche in Europa League, competizione che la Lazio ha finora disputato da prima della classe. Discorso non più estendibile alla Coppa Italia, competizione alla quale i capitolini si erano presentati con l'entusiasmante vittoria ottenuta sul Napoli e costretti a salutare allo step successivo: l'Inter. Contro i gemellati biancocelesti, la squadra di Simone Inzaghi, vecchio condottiero delle aquile, ha ribadito la superiorità sancita nell'incredibile match di campionato giocato a dicembre all'Olimpico, dove i campioni d'Italia avevano condotto un match a senso unico finito in goleada. Pioggia di gol che non è arrivata nell'umida serata di San Siro in cui i padroni di casa hanno ottenuto una vittoria senza troppi sforzi che fa però sobbalzare chi la osserva da lontano (ma non troppo). Con il 2-0 rifilato alla Lazio ai quarti di Coppa Italia, gara arrivata tre giorni dopo l'ultimo impegno disputato in campionato col Genoa, l'Inter torna a sfoggiare quell'autorevolezza che i risultati ottenuti nella prima metà di febbraio avevano sottratto.

Da un potenziale -4 dal Napoli capolista e un ennesimo big match non vinto con conseguenti strascichi su umore e comprensibile clamore mediatico ad una semifinale di Coppa Italia conquistata, un ottavo di Champions all'orizzonte contro il Feyenoord e una vetta di classifica ritrovata dopo lunghi mesi di rincorse. In quattro giorni il Biscione si riprende tutte le certezze che erano vacillate di recente, nella più severa delle modalità: quatta quatta la squadra di Inzaghi vince di forza una gara non semplice col Genoa e si concede lo sfizio di riassaporare il tanto agognato skyline della massima competizione italiana, quantomeno per una notte. Ma per uno strano corso del destino l'incornata del Toro Martinez, con la preziosa partecipazione dell'altro Martinez nell'altro estremo del campo - e più precisamente tra i pali -, finisce con l'essere la prima di una serie di componenti che a mo' di effetto domino sembrano rimettersi al loro posto. Un'ondata fresca di positività che parte dalla vicina Como nel lunch match domenicale più fausto del 2025 e spira fino alla grigia serata del Meazza, dove la squadra di Simone Inzaghi manda un messaggio che echeggia forte e chiaro alle avversarie: la volontà di arrivare fino in fondo in ogni competizione nella quale si trova in ballo non è un semplice proclama di circostanza, è concreta e nulla è affidato a giochi di casualità, coincidenze né probabilità. 

Contro la squadra di Baroni, le seconde linee mandate a svolgere un match che Inzaghi non ha mai pensato di prendere sotto gamba o di non onorare con rispetto hanno sì reso meno brillantemente dell'artiglieria pesante rappresentata dal tipico undici nerazzurro, ma hanno altresì dimostrato che possono fronteggiare una squadra di medio-alta classifica schierata in campo con quasi tutti i suoi pezzi più pregiati (al netto degli infortuni). Prova del nove che non fa soltanto sorridere Inzaghi, rincuorato da qualche jolly potenzialmente ritrovato (si spera) che potrà dare una mano nel lungo e dispendioso percorso ancora davanti, ma anche incupire, o di certo impensierire, gli avversari, Antonio Conte in primis. L'ex condottiero della Beneamata, al secondo faccia a faccia stagionale dopo l'1-1 dell'andata, già fortemente stressato da risultati negativi che poco collimano con la sua indole e dal recente infortunio di Anguissa che salterà prima fra tutti l'Inter, dalla lontana Parthenope starà perdendo il sonno studiando come fronteggiare oltre che le qualità della squadra meneghina anche l'onda di entusiasmo che ha travolto il Biscione, emerso dal suo contenitore e tornato a mostrare glottide e zanne proprio grazie al ko di Como del Napoli, funto da vero e proprio pungi. Un allineamento d'astri che ha messo i nerazzurri nella posizione più favorevole e che sposta la mole più alta di pressione da sopportare e gestire verso sud, lì dove gli interisti avranno tutto da confermare o da riequilibrare, con l'assoluta consapevolezza che Marotta stavolta non ha alcuna intenzione di bluffare.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 27 febbraio 2025 alle 16:55
Autore: Egle Patanè
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