Una stagione vincente si costruisce con tanti fattori. La solidità difensiva, ad esempio. La capacità di adattarsi, lo sviliuppo di alcuni giocatori che si trasformano in veri e propri exploit.Soprattutto, una stagione vincente si costruisce rimanendo forti nei momenti di crisi. L'Inter lo sa bene, perché quest'anno ha dovuto affrontare una doppia, cocente eliminazione dalle Coppe. Eppure, in entrambi i casi, ai tonfi ha saputo rispondere con delle vittorie. Tante, importanti. Che le hanno permesso di issarsi su in classifica, mettendo qualche punticino di distacco dalle inseguitrici. È ancora troppo poco per definire una stagione vincente, certo. Mancano undici partite, un'infinità. Ma è innegabile il passo in avanti fatto dall'Inter, anche grazie ad un altro ingrediente della stagione vincente: il recupero delle risorse smarrite. Conte è un maestro in questo, basti pensare quanto fatto l'anno scorso con un giocatore come Candreva - finito ai margini con Spalletti e centrale nel gioco contiano, perlomeno nella prima parte di stagione.
Quest'anno, Conte ha alzato la posta: alle evidenti difficoltà di mercato dell'Inter, si è rimboccato le maniche e ha compiuto un triplice capolavoro. Se di Perisic ed Eriksen si è già parlato in lungo e in largo, anche perché i due sono stati tra i protagonisti del febbraio da urlo dell'Inter, c'è anche un terzo elemento della rosa che ha trovato una nuova vita. La sua parabola è diversa da quella dei primi due, per mille motivi. Ma il lavoro che Conte ha fatto con Alexis Sanchez merita un riconoscimento ancora maggiore, perché è riuscito a risvegliare la fame di un leone che sembrava essersi assopito. L'ha dovuto fare a poco a poco, venendo a patti con la fragilità fisica del cileno, ma adesso il numero 7 dell'Inter è a pieno titolo un degno erede di quel numero leggendario che porta sulle spalle. In attesa di vedere come le sue giocate influiranno sul rush finale dell'Inter, per trasformare questa stagione nella prima vincente da dieci anni.
MOLTE VITE - Alexis Sanchez ha vissuto molto vite: da Niño Maravilla a spalla di Messi, da totalizzatore all’Arsenal a mera comparsa in quel di Manchester. Poi la rinascita milanese.
Non è stato lineare, il percorso di Sanchez: arrivato con una grossa incognita fisica, l’Inter fino al post lockdown praticamente non lo vede; prima del contrasto con Cuadrado (in nazionale, ovviamente) che l’ha messo ai box per 84 giorni, i tifosi dell’Inter hanno potuto vedere Sanchez all’opera due volte, fondamentalmente. Tutte e due nell’arco di tre giorni, un fuoco veloce ma intenso: nelle gare contro Sampdoria e Barcellona, Sanchez insieme a Lautaro mettono a ferro e fuoco le difese avversarie, facendo toccare al gioco di Conte una delle vette più alte degli ultimi due anni. Movimenti combinati, cambi di direzione, dribbling: la LaSa (o SaLa, de gustibus…) è scoppiata in faccia a tutti, facendo pensare che una vita senza Lukaku fosse possibile. Poi è successo quel che è successo e la nostra lancetta del tempo corre veloce al post lockdown, quando l’Inter torna in campo per una disperata rincorsa alla Juventus – che infatti non si concretizzerà mai.
In questo periodo si gettano di fatto le basi per l’Inter del futuro: viene annunciato Hakimi e il Niño si guadagna la riconquista in squadra grazie a un ruolino encomiabile di due gol e sei assist. In pratica, quando gioca manda un compagno in porta (o segna) ogni 56 minuti. Poi inizia l’Europa League e Sanchez continua a essere un fattore dalla panchina, finché non si fa male prima della semifinale contro lo Shakthar Donetsk e si ripiomba nel dubbio: quanto può reggere Sanchez? In ogni caso più di Sensi, direbbe qualcuno. E chi siamo noi per smentirvi?
Questa veloce cronistoria ci porta a oggi, marzo 2021. Dopo un anno e mezzo Maravilloso, con la parte di stagione più importante che sta per cominciare, è giusto tracciare un bilancio parziale dell’esperienza di Sanchez all’Inter. Perché se l’Inter si trova lassù, al momento è anche grazie all’apporto del suo 7.
TRASFORMAZIONE - Come dicevamo, Sanchez ha vissuto tante vite. Forse la parte più difficile è arrivata adesso: quando un giocatore si rende conto che la sua carriera sta vivendo le ultime pagine? Per un calciatore che fa dell’esplosività e del dinamismo la sua arma migliore è ancora più difficile. Sanchez ci ha messo un po’ a definire il suo ruolo nell’ecosistema Inter. Dall’alternarsi con la LuLa al modo di giocare, è stato interessante vedere l’ultima evoluzione di uno dei giocatori più eclettici degli ultimi anni.
Il punto di svolta è senza dubbio il tremendo pomeriggio di Genova, quando Sanchez sbaglia un rigore orribile e la Sampdoria annichilisce l'Inter con un uno-due devastante, costringendo la squadra di Conte al suo secondo stop stagionale. Una mazzata enorme, che Sanchez ricorda anche sui propri profili social: "Ho sbagliato tanto, ed è per questo che ho vinto tutto", scrive facendo una mezza citazione di Michael Jordan. Ma le parole non bastano, c'è bisogno di una nuova dimensione. Ecco allora che tutti i tasselli vanno al proprio posto e l'ultima parte del post di Sanchez diventa realtà: "datemi la palla e vi faccio vincere". In un momento in cui la squadra ha bisogno di forze fresche per fare turnover (e per smetter edi far fare il segno della croce a Conte per la saluta della LuLa, su sua stessa ammissione), Sanchez inanella alcune prestazioni importanti, contribuendo allo stacco in classifica dell'Inter ai danni di Milan e Juventus.
Lo Scudetto lo si vince grazie agli episodi, ma soprattutto grazie ai comprimari di una squadra che nel momento del bisogno fanno un passo in avanti. La doppietta a Parma è l'emblema del nuovo Sanchez, di un giocatore che non avrà più la forza e l'esplosività di un tempo, ma può ancora essere un giocatore titolare e decisivo per una squadra che ha grandi ambizioni.
Il vecchio motto diceva, "mai scommettere contro il cuore dei campioni". La voglia e l'entusiasmo di Sanchez sono encomiabili, così come la dedizione che mostra in allenamento. E' ancora presto per definire questa una stagione vincente, l'Inter ha ancora tanta strada da fare per arrivare fino in cima. Ma poter disporre di un veterano come Sanchez nello spogliatoio, può fare tutta la differenza del mondo.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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