Per Zanetti l'Inter è più di una squadra. La maglia nerazzurra per lui è diventata una seconda pelle. Più che argentino, Pupi è interista. L'Inter è tutto per lui e lui è tutto per gli interisti. La carriera di Zanetti, prima o poi, finirà. E quel giorno Pupi indosserà la maglia nerazzurra, togliendosela per l'ultima volta. I giornalisti argentini ci provano ad ogni intervista, chiedendogli di tornare in Argentina, almeno per chiudere la carriera. Ma Javier, gentile e cordiale come al solito, dice no: "Tornare a giocare in Argentina? No, credo proprio di no. Perché mi trovo davvero molto bene qui, dove sono da 16 anni nella stessa squadra. Questo club mi ha dato tutto, ed essendo il capitano, sento anche una grande responsabilità. Quindi finirò la mia carriera all'Inter". Anche dopo il ritiro, Zanetti non ha intenzione di trasferirsi in Argentina: "Penso che andrò avanti e indietro tra l'Argentina e l'Italia, perché quando lascerò il calcio avrò più tempo per tornare nel mio paese. Ma la verità è che io e la mia famiglia ci troviamo benissimo e siamo felici qui. Dopo il calcio voglio godermi la famiglia. I miei figli vanno a scuola in Italia e parlano molto bene l'italiano".
Mille partite ufficiali, tra Inter, Banfield, Talleres e Argentina, non si giocano per caso. Un traguardo che Javier taglierà mercoledì contro la Roma. Ma Zanetti non ha segreti: "Mi alleno insieme alla squadra, circa due ore al giorno. Ma sempre al 100% quando si deve preparare una partita. Cosa mangio? Pasta, carne e verdure; ma non sono ossessivo, mi piace mangiar bene, come l'asado. Tra i miei compagni c'è Walter Samuel che è un fenomeno a fare l'asado. All'Inter ci sono molti argentini: stiamo sempre insieme e anche le nostre mogli sono amiche tra di loro. Passiamo dei bei momenti insieme. Il calcio mi ha dato l'opportunità di conoscere delle brave persone, è una delle cose belle di questo sport".
"Il calcio è cambiato molto negli ultimi anni e le cifre che girano sono altissime. Sono d'accordo nel dire che noi siamo privilegiati, perché facciamo quello ci piace e ci pagano molto bene. Ma tutto ciò deve essere visto in un contesto più ampio" - dice Zanetti spiegando gli interessi commerciali che ci sono dietro alle grandi squadre. Ma Pupi aggiunge: "Io vivo il calcio con molta passione e questo si vede anche in campo. Cerco sempre di dare il massimo per la squadra quando gioco".
La selecciòn è sempre importante per Zanetti, che detiene il record di presenze: "Quando indosso la maglia albiceleste e suona l'inno nazionale, rappresento l'Argentina e sento il paese sulle spalle". In nazionale può giocare al fianco di Messi: "E' il migliore al mondo. Lo sostenevo già l'anno scorso, non lo dico adesso. E' un giocatore diverso dagli altri, perché può fare la differenza e risolvere una partita in qualsiasi momento. Maradona è unico, uno dei migliori calciatori della storia, ma Messi è sulla buona strada per raggiungerlo". Proprio Maradona non convocò Zanetti per il Mondiale sudafricano. Una scelta che fece giustamente discutere e di cui probabilmente si sarà pentito dopo aver subito 4 gol dalla Germania. Ma Pupi non è il tipo che fa polemiche: "Non abbiamo più parlato dopo l'esclusione. Ma io non ho mai avuto problemi con lui e abbiamo sempre un rapporto molto cordiale".
Ora c'è Batista, che sta preparando la Copa America: "Sta facendo molto bene da ct, perché ha avviato un nuovo ciclo in cui ci sono giocatori sia esperti che giovani. Abbiamo una bella sfida: la Copa America nel nostro paese. Spero di poter vincere, sarebbe un buon punto di partenza per prepararsi al Mondiale in Brasile". La prossima Coppa del Mondo si giocherà nel 2014. Zanetti, nato il 10 agosto 1973, avrà quasi 41 anni, quindi preferisce non pensarci: "No, sinceramente non ho in programma di giocare il Mondiale. Con l'età che ho mi pongo solo obiettivi a breve termine. Per quanto riguarda la nazionale, mi concentro solo sulla prossima Copa America. Poi si vedrà". Vedremo, ma per Zanetti ormai lo sappiamo: nulla è impossibile.
Zanetti passa in rassegna le differenze tra il calcio argentino e quello italiano: "In Argentina ci sono molti più spazi per giocare. In Italia invece il calcio è molto tattico e si hanno pochi secondi per pensare. In Argentina si hanno molte occasioni, mentre in Italia le partite sono più chiuse". Molte differenze anche in allenamento: "Ci sono modalità molto diverse di allenamento. Qui si insiste di più sulla parte fisica e solo da qualche anno si fanno più allenamenti con la palla. E' uno degli aspetti in cui il calcio italiano può ancora crescere. Poi, essendoci la stagione lunga, c'è solo un ritiro estivo. In Argentina invece ci sono due campionati più corti".
Della vita privata di Zanetti si parla poco, perché c'è poco da dire: "Faccio una vita tranquilla. Sto con i miei figli e con mia moglie, a volte andiamo al cinema o a mangiare fuori". Javier inizia a pensare a quando avrà appeso le scarpette al chiodo: "Il calcio mi mancherà. Ho giocato per 20 anni e alla fine sarò un po' stanco. Come vorrei essere ricordato? Come un bravo ragazzo, che ha sempre dato tutto quello che aveva per il bene della maglia. Mi piacerebbe che i miei compagni e miei tifosi mi ricordassero non tanto per quello che ho fatto in campo, ma più per come sono fuori come persona". Ma non è ancora il tempo dei ricordi. Ci sono ancora tante partite da giocare, coppe da sollevare, tifosi da far esultare. Ci sono campi da percorrere e avversari da scartare. Ci sono tifosi che vogliono vederti ancora in campo, con la maglia dell'Inter e quella fascia al braccio, da capitano vero.
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Autore: Guglielmo Cannavale
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