Domenica 5 novembre, ore 11.24: nel cielo autunnale milanese sopra Interello si staglia la figura di un ragazzino venuto dall'Argentina che in semirovesciata ridefinisce il concetto di coordinazione, mandando in visibilio nuovi supporter vicini (allo stadio) e lontani (davanti alla tv) per il suo primo gol segnato con la maglia dell'Inter Primavera. Si chiude con questa immagine eroica, resa drammatica anche dalla circostanza dell'infortunio occorsogli un istante dopo il meraviglioso gesto tecnico, la 'settimana da Colidio' per Facundo, ex bomber boquense. Che, dopo aver fatto il suo esordio assoluto mercoledì nella felice campagna europea contro l'Esbjerg in Youth League, prendendo in mano il testimone di 9 della Primavera passatogli da Andrea Pinamonti, ieri è stato inserito per la prima volta dal suo arrivo in Italia tra i titolari nella sfida contro i pari età del Verona. Una performance durata 'appena' 66 minuti, il tempo necessario per riempire la sua partita con una perla di rara bellezza proprio all'epilogo della stessa, oltre che con giocate da nove e mezzo che chiariscono forse ancora meglio le sue caratteristiche di attaccante moderno.
E pensare che le premesse non erano sembrate troppo incoraggianti: dopo una manciata di secondi dall'inizio del match, infatti, l'uomo del destino, liberato al tiro dal velo di Mutton, calcia addosso a Borghetto da posizione privilegiata. Non va meglio al 18', quando la mira è ancora una volta difettosa: il tiro sgangherato di Valietti torna buono per il colpo di testa fuori quadro a pochi metri dal traguardo. La grandezza del classe 2000 nella sua prima uscita italiana nasce paradossalmente dal suo adattamento all'iniziale liason complicata con il gol: a un certo punto, il pibe capisce che il suo apporto offensivo può essere impattante anche nelle fasi di gioco lontane dall'area di rigore, sua zona franca per eccellenza, e così sciorina tutta la sua abilità nella conduzione di palla nella piscina del Suning YDC, oltre a disegnare assist al cashmere per i compagni di turno. Ne sanno qualcosa nell'ordine: Zaniolo, Gavioli e Mutton.
E ora, dopo un saggio di un'ora abbondante delle capacità calcistiche del 17enne di Rafaela, lo conoscono certamente meglio anche gli addetti ai lavori del belpaese, ai quali prima del mezzogiorno di fuoco milanese di ieri interessava solamente la valutazione monstre da 6 milioni con cui Sabatini e Ausilio lo avevano strappato alla concorrenza della Juventus la scorsa estate. D'ora in avanti gli unici numeri che conteranno saranno quelli che Colidio realizzerà in campo, nel campionato Primavera 1 e in Youth League, due vetrine importanti nelle quali i talenti Under 19 del calcio europeo si mettono in mostra per dimostrare di valere la chiamata in prima squadra.
Step by step, senza fretta, anche se è difficile non esaltarsi dopo un biglietto la visita di quel tipo. "Quando uno fa gol alla prima partita capisci quanto vale", la sentenza dopo la vittoria con gli scaligeri emessa da Stefano Vecchi, che poi però un secondo più tardi usa la cautela di chi sa quanto sia lunga la strada verso il successo per un giovane talentuoso: "Viene da lontano, ha bisogno di tempo per adattarsi". Quel che rimane, visto che nessuno ha la sfera di cristallo per prevederne il futuro, è che Colidio ha risposto 'presente' alla prima sfida con la quale si è misurato in un mondo diverso da quello da cui proveniva. A tal punto che l'auspicio del suo tecnico e mentore (“Mi auguro faccia parlare per i gol che farà nell'Inter più che per quelli che ha fatto in Argentina") sta trovando la sua soddisfazione.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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