Inzaghi e Conte, due mondi agli antipodi. Come sottolinea oggi la Gazzetta dello Sport, domani al Meazza si affrontano due allenatori che tanto vicini sono in classifica quanto distanti sotto molteplici aspetti. Però alla fine sono talmente lontani da toccarsi.

Solo con lo scudetto qualche mese fa, Simone è riuscito ad allontanare definitivamente i paragoni col predecessore spiega la rosea. "Ora vuole cogliere l’occasione per il sorpasso restando fedele a se stesso: non inganni il secondo tempo di resistenza con l’Arsenal, nell’ultimo triennio la sua Inter non è stata costruita per aspettare in trincea - si legge -. Niente ripartenze vorticose come all’epoca di Conte (e Lukaku), ma manovra ricamata e continui scambi di posizione. Mezzali che diventano esterni ed esterni che diventano mezzali, sempre dentro al vecchio elegante vestito. Il 3-5-2 arriva da lontano, dall’epoca di Antonio, è stato restaurato con colpi mirati di scalpello, ma è inciso nella pietra e non sembra modificabile, almeno in partenza".

Al contrario, invece, Conte ha mandato in soffitta il suo 3-5-2 per sposare il 4-3-3 più adeguato alle caratteristiche della rosa degli azzurri. "Il nuovo Napoli sembrava già di cemento, poi è passata l’Atalanta e un dubbio è stato piantato al Maradona: la sfida scudetto dirà se quello era vera gloria. Vada come vada, il metodo Conte funziona, come al solito: tutti ora remano con entusiasmo, tutti hanno capito che miglioreranno seguendo alla lettera una precisa idea di calcio. Del resto, lo sanno sia a Nord che a Sud: con Antonio gli uomini-copertina hanno vita breve, si chiamino Icardi o Osimhen - ricorda la Gazzetta -. Anche ad Appiano c’è una comitiva felice, ma con nervi meno tesi di un tempo e maggiore autonomia nell’interpretazione del ruolo: l’anima guerriera dello scudetto contiano ha lasciato il posto a un fare più “gentile”, ma non per questo meno efficace. Anzi, l’Inter a immagine e somiglianza di Inzaghi ha entusiasmato vincendo. La sfida di oggi è ritornare a quelle altezze e Simone sa come farsi seguire a modo suo: in questa sfida sia il generale sia il fratello maggiore hanno, infatti, l’affetto sincero di tutta la compagnia. Sul mercato, invece, la strada si divarica: a Milano e a Napoli, Antonio ha preteso spese massicce, necessarie per la ricostruzione (150 milioni solo in estate) e utili a chi viene dopo, mentre da quando è nerazzurro Inzaghi ha visto il suo club fare sempre di conto, senza mai investire davvero. Le mani di entrambi, però, sono salde sul volante: solo guidando verso lo stesso obiettivo gli opposti si sfiorano".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 09 novembre 2024 alle 11:10 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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