Il giornalista di Sky Sport Paolo Condò si è soffermato su La Repubblica sulle prime tre giornate appena disputate con Inter e Milan saldamente in testa e con un derby da giocare alla ripresa: "Se il campionato fosse un film, questo sarebbe il momento in cui cominciano a scorrere i titoli di testa. Le tre giornate già giocate costituiscono un preambolo pieno di indicazioni interessanti ma ancora smentibili: temi appena abbozzati, gare a mercato aperto, campioni che avevano puntato la sveglia su settembre perché questa è una stagione che con gli Europei e la Coppa America finirà soltanto il 14 luglio senza interruzioni.
Chi vuole competere ai massimi livelli deve dotarsi di una rosa maxi, e in questo senso la partenza eccellente delle due milanesi le uniche a punteggio pieno dopo aver strapazzato rivali non banali desta sensazione soprattutto per ciò che non abbiamo quasi visto. I ricambi. Pioli e Inzaghi hanno schierato per tre gare la stessa formazione, per cementare le fondamenta dell'edificio tattico, e solo nei tratti finali c'è stato spazio per gli Okafor e i Chukwueze, i Frattesi e i Carlos Augusto. Pavard e Klaassen, gli ultimi (nobili) arrivi dell'Inter, si sono goduti la prima notte a San Siro da spettatori. Le due metà di Milano hanno fatto mercato in modo opposto: il "Milan spendendo grazie al risanamento effettuato (e alla cessione di Tonali), l'Inter accentuando il player trading (e in parte toccando il tesoro accumulato con la Champions). In un caso e nell’altro sono stati mercati importanti, e se è facile scorgere quello milanista per le tante novità in campo, quello dell'lnter un brontolio che presto dalla panchina tracimerà sul prato.
Il campionato ora si ferma per il primo e già fondamentale segmento azzurro ct Spalletti: da parte degli allenatori sarebbe auspicabile una collaborazione leale con il ct, perché il nostro calcio in avvertibile risalita con i club ha bisogno di una: Nazionale forte (e soprattutto presente) per consolidare la rinascita.
Alla ripresa il calendario proporrà un prematuro derby di Milano. Prematuro perché Milan e Inter sono in fase di crescita impetuosa, tra due mesi saranno opere più compiute: però è un bene per la trama del campionato che le grandi in ritardo abbiano subito una chance per ricucire con almeno una delle fuggitive. Il Milan ha vinto a Roma con una prova in totale controllo prima e poi, dopo l'espulsione di Tomori, più faticosa. Ha segnato un gran gol Leao, a ricordare a tutti che non vive di soli assist; ha giocato molto bene Loftus-Cheek che, come l'altrettanto apprezzabile Pulisic, si sta rilanciando al Milan dopo le delusioni al Chelsea.
Se vincere in casa di una Roma ancora in alto mare è comunque un merito, lo sono pure i 4 gol che l'Inter infligge al presepe difensivo della Fiorentina. Detto che i viola hanno comunque firmato il risultato fin qui più significativo, la conferma in Europa delle sette squadre in tre coppe, è come se la poverissima resistenza opposta alle folate dell'Inter avesse elaborato io 30 il panorama dell'alta classifica. Spessori e distanze sono molto più distinguibili, e il talento leggero a disposizione di Italiano non concorre per la stessa classifica di lnzaghi. La difesa viola è la peggiore della A, Lautaro imperversa con la fattiva collaborazione di Thuram è nata una coppia egli esterni Dumfries e Dimarco sono già in forma supersonica.
Il terzo turno rilancia la Juve, che pure a Empoli estrae il minimo da una superiorità cantata, e Scamacca nel ranking dei centravanti italiani: sono almeno tre anni che lo aspettiamo ad alti livelli, Gasperini e l'Atalanta potrebbero rivelarsi la sua fortuna (e lui la loro). La sorpresa del primo turno con gli scontri diretti è il ko inflitto dalla Lazio al Napoli, che ha due spiegazioni. La prima, laziale, consiste nell'attenta prestazione di squadra illuminata da due giocate da sovrano di Luis Alberto, il gol di tacco e il velo per Kamada: spernacchiate chiunque neghi che il calcio sia l'unione tra la forza dei collettivi e l'estro degli artisti. La seconda spiegazione, partenopea, chiama in causa l'irripetibile facilità dello scudetto vinto con il telepass, ogni sbarra si alzava al passaggio dello squadrone di Spalletti. Stavolta, davanti ai colpi portati dalla Lazio, il Napoli non ha reagito. A fine gara Garcia ha detto che poteva finire 2·2, logica dichiarazione pubblica di un tecnico avveduto; ma nello spogliatoio lo immaginiamo meno accomodante, perché al di là dei pochi centimetri mancanti la Lazio di gol ne aveva concettualmente segnati quattro, ed era stato un massacro".
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