"Il no a Mancini? Non sono pentito di quella scelta, anzi sono ancora più convinto di averla presa. Sono amico di Mancini, il mestiere dell'allenatore non è per niente facile, come qualcuno prova a farvi credere. Ma è ancora più difficile far attecchire le proprie idee a livello di comunicazione. Io, già da giocatore, ero molto 'fastidioso' con i miei allenatori perché volevo capire perché vi facessero fare certe cose. Per me è una missione fare comunicazione in Italia. Cambia il calcio, dobbiamo cambiare il linguaggio". Così Lele Adani, stimato opinionista tv, ricordando durante l'evento 'Il Foglio torna a San Siro' il suo rifiuto all'offerta di Roberto Mancini che dieci anni fa lo voleva come collaboratore all'Inter. 

L'Inter ha vinto lo scudetto meritatamente?
"Ha dimostrato di essere forte col lavoro. L'Inter è forte, ma non nasce forte, ha dovuto cambiare quasi metà squadra in estate. Ha offerto uno spettacolo calcistico che neanche i più vecchi tifosi ricordano così bello nella corso della storia. Inzaghi mi ha sorpreso, io l'ho sempre considerato un 'conservatore', nell'accezione positiva del termine. Non gli riconoscevo la capacità di creare certe sinergie di gioco, certe alchimie e relazioni tecniche. L'Inter è unica nel panorama europeo per come vive la partita, con piacere rendo merito a Simone".

Ce l'hai con Allegri?
"Io sono a difesa del calcio, riconduco tutto all'analisi e al rispetto. Io tratto Allegri, Pioli e Inzaghi allo stesso modo".

E' vero che Ancelotti ha fatto catenaccio contro il City?
"Prima cosa: Ancelotti è un grandissimo allenatore. Ma noi dobbiamo analizzare che una squadra forte come il Real, che subisce 60 tiri in due partite, forse non meritava di passare".

Chi segui tra i giovani allenatori italiani?
"De Rossi e De Zerbi. Daniele lo conosco da anni, fui il primo a strappargli la promessa del diventare allenatore della Roma. Non mi stupisco di quello che sta facendo, non sbaglia una sillaba a livello comunicativo. Quanto a De Zerbi, è fatto per vivere a un livello diverso da tutti. E' divisivo come i grandi tipo Guardiola e Mourinho". 

Cosa farai da grande?
"Io continuerò a rompere le balle (ride, ndr). Non è importante quante partite vedo, ma il modo in cui lo faccio". 

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Sezione: Focus / Data: Mer 24 aprile 2024 alle 15:04 / Fonte: dall'inviato a San Siro
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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