Nel giorno di San Valentino, la Gazzetta dello Sport racconta la storia d'amore tra l'Inter e Beppe Bergomi proprio attraverso un'intervista allo Zio.

Bergomi, come nasce l’amore con l’Inter?
"Bisogna prenderla alla lontana, perché mio padre e mio zio gestivano un distributore di benzina e un autonoleggio. Erano simpatizzanti milanisti, ma quello scatenato era mio fratello Carlo, lui sì tifosissimo rossonero. Quando avevo 11 anni ho fatto un provino col Milan, squadra per cui tifano l’80-90% degli abitanti di Settala, compresi i dirigenti della Settalese. Mi hanno preso ma dopo tre mesi, quando iniziavano i tornei, alle visite mediche mi hanno scartato per dei reumatismi nel sangue, che si curavano con iniezioni dolorosissime. Io però non stavo male, potevo giocare... A quel punto sono passato per due anni alla Settalese. Iniziava a girare la voce che ero forte, mi volevano in tanti però ho scelto l’Inter".

Cos’è che l’ha convinta al tempo a scegliere l’Inter?
"È stato colpo di fulmine. Ci allenavamo a Rogoredo, dove ora lavoro perché c’è la nuova sede di Sky. Guardo fuori dalla finestra e vedo ancora il campo in cui conobbi, oltre a Mazzola, Tagnin e Veleno Lorenzi, Arcadio Venturi. Un uomo fantastico cui sono ancora molto legato. Al tempo allenava i Giovanissimi, poi è passato agli Allievi A e io ho saltato una categoria e proseguito con lui. Il destino ci ha unito. Era il vice del Trap l’anno dello scudetto dei record...".

I parenti l’hanno perdonata?
"Certo! Mio padre purtroppo è mancato poco dopo, mentre zio e fratello erano in tribuna il giorno che segnai il mio primo gol con l’Inter, quello del 2-2 in un derby di Coppa Italia. Mio zio esultò come un matto, mio fratello invece si arrabbiò. Ma da quel giorno è diventato un interista sfegatato!".

Questo amore infinito però ha anche passato momenti di crisi.
"Due. Ai tempi di Orrico, unica stagione in cui non ci qualifichiamo per le Coppe e la colpa era sempre di Zenga, Bergomi e Ferri, mi chiamano Lazio e Roma. Però poi arrivò Bagnoli e il primo giorno di ritiro mi disse “ma dove credi di andare, mi servi qui”. Non volevo sentire altro.... Il secondo è più un aneddoto, col Trap che prima di uno Juve-Inter nell’83 mi incrocia e mi fa “verresti da noi?”. Gli dico “ma io sto tanto bene qui” e lui fa “bravo, fai bene”".

A proposito di Juve-Inter, a ore si gioca.
"Lasci stare, più si invecchia più il tifo stressa".

Eppure sui social c’è chi la accusa di essere milanista o juventino.
"Anche Ambrosini, Costacurta e altri hanno lo stesso problema con i leoni da tastiera, ma impari a passarci sopra. Contano i riscontri con le persone per bene e con la tua azienda che ti riconosce lealtà nei comportamenti, obiettività e professionalità".
 

Sezione: Copertina / Data: Ven 14 febbraio 2025 alle 10:34 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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