Scena muta e partitaccia contro il Napoli dopo aver recitato lo stesso copione con Juve e Milan: è il terzo indizio che conduce alla conclusione che Lautaro è ancora lontano parente dell'attaccante letale che tutti conosciamo.

La Gazzetta dello Sport sottolinea il momento no dell'argentino che sta condizionando anche il rendimento dell'Inter, almeno in campionato. Non che la manciata di gol segnati dal Toro, da Udine in poi, abbiano risolto un granché. Perché Lautaro a un certo punto si è sbloccato, sì, e in un paio di occasioni — Roma, Venezia — ha pure deciso come faceva regolarmente un anno fa, ma il confronto con la scorsa stagione per adesso rimane impietoso: siamo a 6 reti tra campionato e Champions, mentre il capitano dello scudetto, a questo punto della corsa, viaggiava a quota 14. È evidente come manchino le sue firme in questi primi mesi di stagione.

Parliamo di un gol ogni 181 minuti in campionato: per trovare una media peggiore occorre tornare indietro fino alla prima annata nerazzurra, quando il 10 interista chiuse al ritmo di un centro ogni 223 minuti. Ma parliamo di un Lautaro giovane, appena arrivato in Italia, e non certo di quello di oggi, in lizza per il Pallone d'Oro e leader della squadra bistellata.

Ora torna pure l'incubo sosta, con le fatiche in Sud America da ammortizzare. La strada che lui e Inzaghi hanno deciso di battere è stata quella della continuità da ritrovare giocando: in campionato, il tecnico lo ha sempre schierato da titolare (con l’Atalanta era infortunato) e spesso ha preferito richiamare in panchina Thuram, come col Napoli. Adesso palla al c.t. argentino Scaloni...

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Sezione: Focus / Data: Mar 12 novembre 2024 alle 08:14 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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