"Se il pullman mi aspetta, mi piacerebbe parlare un po' con Inzaghi. Sono giovane, ho iniziato un anno fa e devo crescere. Quando posso parlare con un allenatore del genere lo faccio con piacere. Lo dico con il cuore, è tra i migliori allenatori". Parole, musica e personalità di Cesc Fabregas. Uno che ha il palmares dei grandi, che sta mostrando in panchina l'intelligenza calcistica sciorinata in campo, che ha lavorato sotto tecnici quali Arsène Wenger, Pep Guardiola e José Mourinho, tra i regali da trovare sotto l'albero avrebbe voluto qualche minuto con Simone Inzaghi. Un endorsement di vette monarchiche per l'altezza da cui parte, che dovrebbe fare riflettere coloro i quali tutt'ora sottovalutano le qualità dell'allenatore nerazzurro. E c'è chi, per invidia, secondi fini o banale pochezza di spirito, continua a sminuirlo a dispetto dell'evidenza. 

Una stella del pallone come Cesc si sarebbe accontentato di pochi minuti di confronto con lui, convinto di poterne trarre giovamento per la propria professione. All'estero chi il pallone lo conosce resta ammirato dalle esecuzioni sul campo di questa Inter che trascende dai meri dettami tattici e dagli schemi per rielaborare il gioco, privandolo dei classicismi ed esaltando le qualità dei singoli in un contesto di gruppo in cui tutti attaccano e tutti difendono, in un'interpretazione quasi cestistica del calcio. Quando uno come Fabregas, che indubbiamente conosce questo sport, arriva a esprimere questo desiderio dopo una sconfitta che giustamente può lasciare un pizzico di amaro in bocca, legittima ulteriormente il concetto che ritiene il tecnico piacentino un professionista di livello internazionale. Ennesimo attestato di stima che prescinde dai titoli vinti e si sviluppa essenzialmente nella sublimazione di quello che è il lavoro quotidiano sul rettangolo di gioco. 

Ed è per questo che i tifosi interisti, anche quelli meno entusiasti da Inzaghi (ce ne sono...), nella letterina per Babbo Natale avrebbero dovuto chiedere non 5 minuti come Cesc, ma altri 5 anni con questo tecnico sulla panchina nerazzurra. Perché lo spettacolo deve continuare. Se questa Inter vince e soprattutto diverte chi la guarda, è merito di chi negli ultimi tre anni e mezzo l'ha plasmata secondo la propria idea di calcio, rendendola meta ambita per tanto giocatori anche importanti. Un perfetto gioco di squadra con il management, che gli ha messo a disposizione strumenti ideali per dare sfogo alla propria filosofia. 

Non è dato sapere se a fine serata Fabregas abbia potuto incontrare Inzaghi. Poco importa per gli interisti. A loro basta trascorrere questo Natale serenamente, con la propria squadra a ridosso della vetta e la prospettiva di continuare a fare bene. E il pensiero, anche in questo giorno dedicato agli affetti, alla spiritualità e a qualche bene materiale, probabilmente è già al 28 dicembre, Cagliari, ultima partita dell'anno. La voglia di rivedere l'Inter in campo è tanta.

Nell'attesa, tanti auguri di un felice, sereno e nerazzurro Natale.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 25 dicembre 2024 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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