In viaggio con Jonathan: tocca al terzino brasiliano parlare di sé alla guida della sua automobile per l'odierna puntata del format di Inter Channel Drive Inter. Insieme a Nagaja Beccalossi, l'ex Santos parla inizialmente delle tendenze musicali nel suo Paese: "Ascolto anche musica italiana, non so i nomi ma nello spogliatoio si sente molto. A me piace tutto quello che è musica, tranne forse il rock pesante. La musica mi carica tantissimo, se sono un po' giù, basta mettere il volume al massimo e la mia giornata cambia". Dalla musica alla danza: "Non sono bravo come ballerino, però un po' me la cavo".

Jonathan è anche padre di Julia, bambina di sette anni: "Vivo qui con lei e mia moglie Luana, compiamo gli anni insieme e parla meglio di me l'italiano, anche se tra di noi parliamo in portoghese. Ho pochi amici brasiliani a Milano: Juan, Coutinho che poi è andato via, poi altri brasiliani che lavorano. Anche se qui in Italia abbiamo un appoggio in un ragazzo di nome Roberto, che già lavorava con Lucio. Mi sono sposato a 19 anni, conosco Luana da quando ne avevo 12. Poi lei si è trasferita, ma una volta che ci siamo reincontrati è iniziata la nostra storia". Jonathan non si definisce uno timido, semmai uno "riservato, ma rispettoso di tutti, che non fa molte domande sulla vita privata. Ma se mi chiedi di parlare di me, lo faccio". Il brasiliano rivela poi che, quando giocava al Parma, faceva una vita da pendolare tra Milano e l'Emilia: "Non sono mai andato a giocare in prestito, e oltretutto avevo la bambina a scuola, quindi si stava ambientando. Cambiare subito città e scuola era troppo difficile per lei, ho parlato con mia moglie e ho preso una casa in affitto a Parma, ma al massimo stavo lì una-due volte". 

Quanto è stata utile l'esperienza di Parma per l'ambientamento? "E' stata molto importante, lo staff e la società mi hanno accolto bene. Ma in tutte le squadre dove ho giocato ho avuto bisogno di fiducia, per questo dico che Parma è stata fondamentale per il ritorno all'Inter". Dove però ha avuto un momento lungo e difficile, che per fortuna sembra passato, visto che ha trovato una certa continuità di rendimento: "Io sono sempre stato conscio di quello che posso fare, delle mie qualità. Sapevo che quello che succedeva nei miei confronti era ingiusto. Mi è mancata la fiducia, a volte anche la fortuna, ma tutti dicevano che ogni cosa che accadeva era per colpa mia. Per fortuna ora è passato tutto, ora voglio rimanere all'Inter, la voglia è molto grande. Ma non è solo la mia volontà quello che conta; io sono felice, poi vediamo quello che succede".

Jonathan racconta poi: "L'effetto di San Siro che urla il mio nome è incredibile, in un anno e mezzo non era mai successo. Questo mi ha dato la carica di cui avevo bisogno". Jonathan parla anche di Ricardo Alvarez: "Per me è un campione, fa delle cose incredibili in allenamento. Tutti parlano male di noi, ma è ingiusto. Nel calcio può succedere di tutto, sono felice per lui perché è un bravo ragazzo". Sul rapporto coi giovani della Primavera aggiunge: "Scherzo molto con loro, tra di noi c'è molta confidenza. Non sono tipo autoritario, piuttosto do molti consigli però loro sanno meglio di me com'è il calcio italiano. Non ho molta esperienza ma posso aiutarli comunque, avendo sei-sette anni in più di loro. Ma con Benassi, Forte, Belloni e altri ho un ottimo rapporto, sono bravi ragazzi che quando si allenano con noi vogliono dimostrare il loro valore".

Jonathan ha pensato varie volte di mollare tutto, ma "mia madre e mio padre mi hanno sempre spronato perché convinti che fossi forte e che prima o poi sarebbe arrivato il mio momento. Anche quando ero triste all'Inter, mia madre mi ha rincuorato dicendo che questo era il mio sogno, giocare in un grande club europeo come l'Inter, sogno che tanti ragazzini brasiliani hanno.  Appena vinta la Copa Libertadores col Santos è arrivata la proposta dell'Inter, nonostante il club volesse tenermi io ho subito detto sì ai nerazzurri". L'impatto col gruppo nerazzurro a Pinzolo è stato per certi versi sorprendente: "Ero in un altro mondo, non parlavo nemmeno una parola d'italiano, per fortuna Thiago Motta e Daniel Bessa mi hanno dato una mano". 

Sezione: Focus / Data: Mer 15 maggio 2013 alle 16:56
Autore: Christian Liotta
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