Folla delle grandi occasioni a San Quirino, località in provincia di Pordenone, per sentire il vice presidente dell'Inter Javier Zanetti nell'ambito dell'evento 'Match Point' Dalla competizione sportiva alla collaborazione aziendale", affrontato insieme al business coach Simone Teso e a Davide Micalich, presidente della formazione di pallacanestro della UEB Cividale, militante in Serie A2. “I ragazzi sono vestiti davvero bene”, ha dichiarato Zanetti vedendo dei giovani calciatori in tenuta nerazzurra. “Sono veramente contento di essere qui perché i miei bisnonni erano di Sacile. Dunque tornare qui sempre fa un certo effetto”. Zanetti ha poi aggiunto: "Mio padre faceva il muratore mentre mia madre era casalinga. Da vicino ho visto tutto il loro sacrificio e da allora questo modello mi ha accompagnato durante tutta la mia carriera. C’è stato però un periodo in cui l'Inter non riusciva a vincere dopo la Coppa Uefa nel 1998. Il presidente Moratti all’epoca aveva fatto dei grandissimi investimenti per comprare grandi campioni, ma sono sempre stato convinto di questo: che il lavoro paga sempre”.

Nel corso della sua carriera, Zanetti ha avuto modo di affrontare tantissime leggende del calcio, tra le quali Lionel Messi: "Ho sofferto quando mi sono trovato Leo come avversario. Ricordo ancora adesso le due semifinali di Champions League contro il Barcellona. José Mourinho ha avuto la brillante idea di mettermi come terzino sinistro per marcarlo. Gli ho detto - con tono ironico - 'Grazie, bel compito mi hai dato',  ma alla fine è andata bene”. Successo che fece da viatico per la conquista della Champions League e la chiusura del Triplete: "In quella squadra, prima di essere dei grandi campioni sono stati dei grandi uomini. Siamo riusciti a vincere tutto grazie alla collaborazione di ogni calciatore, e lo abbiamo dimostrato in tutti i campi”.
La svolta è stata la semifinale di ritorno a Barcellona. “Siamo rimasti in 10 dopo l’espulsione di Thiago Motta contro la migliore squadra in quel momento. Ma lì si è visto il vero spirito di squadra e la compattezza del gruppo che voleva a tutti i costi arrivare in finale e conquistare la Champions. Mourinho è un grande condottiero. È arrivato nel momento giusto per noi perché ha saputo convincere la squadra a vincere anche in Europa. Abbiamo ancora la chat del Triplete e ci sentiamo ancora”.

Da quando ha appeso le scarpette al chiodo, Zanetti ha vissuto in prima persona tutti i cambiamenti societari dell'Inter passata dall'era di Massimo Moratti a quella di Oaktree. “Il calcio è cambiato, ed è cambiata anche la gestione di una società. Se da un lato sono mutate le visioni di questo sport, l'unica cosa che non può e non deve cambiare sono i valori di un club. Questo è fondamentale. E io non volevo e non voglio essere un dirigente soltanto legato alla parte sportiva, ma una risorsa per la società”. 

 

Sezione: Focus / Data: Mar 18 marzo 2025 alle 15:02 / Fonte: PordenoneToday
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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