Sembra che qualcuno abbia improvvisamente scoperchiato il vaso di Pandora e selezionato tutto ciò che potesse marchiare negativamente l’Inter in merito allo scandalo Calciopoli. Come se non bastassero gli anni di disagio psicologico trascorsi dai tifosi, frustrati nel veder la loro squadra fallire continuamente gli obiettivi prefissati, e la desolazione nello spirito di chi, Moratti in testa, ha investito ogni tipo di risorse per rendere vincente la squadra, oggi c’è chi sta cercando di mutare le vittime in carnefici, accomunandole a coloro i quali hanno creato i presupposti perché il calcio italiano patisse uno degli scandali più atroci di sempre. È normale che un avvocato faccia il possibile per riscattare il proprio assistito una volta che la giustizia lo ha inchiodato alle proprie responsabilità. Questo è l’intento di Maurilio Prioreschi, che per aiutare Luciano Moggi e stabilirne l’innocenza, in quanto il suo comportamento era uguale a quello di altri dirigenti (tutti innocenti, dunque), sta cercando di screditare l’Inter e i suoi rappresentanti, riesumando intercettazioni telefoniche relative al 2005, che in realtà nulla dicono fuorché che il club nerazzurro era in contatto telefonico con il designatore arbitrale di allora, Paolo Bergamo. Situazione mai negata dai protagonisti della vicenda, Bergamo in primis.

Ma la Procura di Napoli è stata chiara in tal senso: avere conversazioni telefoniche non implica un comportamento illegale, quindi il club di Corso Vittorio Emanuele non può essere indagato. Inoltre, se dopo Calciopoli è legge il divieto di contattare i vertici arbitrali da parte delle società, prima non lo era, anzi, si trattava di una prassi consolidata. Nulla di nuovo sotto il sole. Eppure anche ieri la difesa di Moggi ha continuato a puntare il dito contro l’Inter, facendo in modo che venisse resa pubblica un’altra telefonata, stavolta tra Bergamo e Facchetti, da cui però non emerge alcun accordo sotto banco, quindi alcun dolo. L’argomento è l’arbitro Bertini, ma da parte nerazzurra non c’è alcuna richiesta di favori, o della selezione di un fischietto connivente, quanto la volontà di tutelarsi di fronte a svariati e inspiegabili errori arbitrali precedenti. La partita in questione, datata gennaio 2005, non offre alcuno spunto che possa alimentare dubbi: Bertini fischia regolarmente, e solo un colpo di coda clamoroso nel finale consente all’Inter di battere 3-2 la Sampdoria, in vantaggio per 2-0 fino a pochi minuti dalla fine. Risultato sorprendente ma limpido, con l’arbitro toscano (più di una volta, in carriera, protagonista negativo ai danni dei nerazzurri) bravissimo solo a fare il proprio dovere, come chiesto da Facchetti e assicurato da Bergamo, che però telefonicamente pretendeva serenità intorno al direttore di gara.

Cosa c’è di irregolare in questa conversazione? Oggi lo sarebbe, nel 2005 non lo era. Idem per le intercettazioni delle chiacchierate tra Moratti e Bergamo (come l'ex presidente del Bologna, Gazzoni Frascara, ha confermato). Fuori luogo e inaccettabile, dunque, la manovra dei legali di Luciano Moggi, che vogliono porre sulla graticola anche la società nerazzurra, per provare ad ammorbidire la posizione del loro assistito. Ignorando, così, che la dirigenza dell’Inter telefonava a Bergamo per difendersi dal sistema che lo stesso Moggi aveva contribuito a erigere, un sistema volto a danneggiare determinate società (Inter compresa) e a favorire sul campo e fuori la Juventus e i club a essa amici. Un sistema fatto di schede telefoniche ad hoc, di minacce, di orientamento delle designazioni arbitrali e di alterazione dei risultati. Ingredienti di una macchia macroscopica, che ha provocato lo scandalo di Calciopoli e che è stata, in parte, ripulita, anche se tutt’oggi c’è chi insiste nello screditare le vittime di questa bruttissima pagina di calcio.

Per chi avesse ancora dubbi sulla legalità del comportamento nerazzurro, torni a dare un’occhiata ai risultati della squadra prima del 2006, anno in cui l’Inter ha iniziato finalmente a vincere e a raccogliere i frutti del lavoro sul campo e fuori: prima di allora solo tante, cocenti, delusioni, a fronte di importanti investimenti (da parte di Moratti) che rendevano inspiegabile l’andamento sul rettangolo di gioco. È stata davvero solo colpa degli errori gestionali e di mercato della dirigenza? La verità emersa nel 2006 sostiene tutt'altro. Del Piero dice che rivuole gli scudetti sottratti alla Juve, ma chi restituirà quelli che Moggi ha sottratto, con il suo lavoro oscuro, a chi poteva competere con i bianconeri già prima dello scandalo di Calciopoli?

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 05 aprile 2010 alle 10:14
Autore: Fabio Costantino
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