Intervista ai microfoni de Il Giorno per Gianfelice Facchetti, figlio dell'ex capitano e presidente dell'Inter Giacinto, che racconta il suo rapporto con Milano e con il cognome importante. Questi alcuni passaggi:

Essere il figlio di un mito del calcio nazionale e dell’Inter come Giacinto Facchetti è stata più una responsabilità, un peso o una gioia?
"Dipende dalle fasi della vita. Da adolescente, quando stai cercando la tua strada, il confronto con un papà tanto importante pesa. Pensi di dover per forza fare qualcosa di grande per poter essere paragonato al famoso genitore. E comunque sai che il confronto non lo vincerai mai. Una volta intrapresa la mia strada da attore, invece, l’eredità del cognome Facchetti è stata ed è una cosa bella da portare avanti. È un pezzo di storia della mia famiglia".

Ma lei ha provato a fare il calciatore come papà?
"Sì. Sono nato nel 1974 e i bambini della mia epoca giocavano quasi tutti a calcio. In strada, all’oratorio, nei parchi. Io ho giocato fino ai 17 anni nelle giovanili dell’Atalanta. Il mio ruolo? Portiere. Ma a un certo punto ho deciso di mollare con il calcio. Ho fatto un corso di recitazione. Ed eccomi qui".

 A proposito di sport, lei ha scritto il libro “C’era una volta a San Siro“. Favorevole o contrario al nuovo stadio?
"Contrario. Tutta la vicenda, fin dall’inizio, è stata gestita male. Per me la mancata ristrutturazione del Meazza è un’occasione persa. Di recente sono usciti i dati sugli indotti dagli stadi in Europa. Al primo posto c’è il Real Madrid, che ha ristrutturato il Bernabeu. Non penso che l’obiettivo degli investitori che vogliono il nuovo stadio a San Siro coincida con il bene di Milano e di chi ci vive".

Sezione: News / Data: Mar 28 gennaio 2025 alle 22:46
Autore: Christian Liotta
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