Michele Salzarulo, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, racconta la vita del match-analyst e spiega il suo tipo di impegno nell'Inter. "Io resto al centro sportivo dalla mattina alla sera. Un match-analyst non vive solo l’allenamento ma tutto quello che succede prima e dopo. E’ come avere un lavoro di ufficio, con in più le trasferte nel weekend".

Cosa si fa durante la partita?
"Io la guardo in tribuna, al secondo anello rosso, e comunico con un uomo dello staff in panchina. All’intervallo scendo in spogliatoio, magari accompagno le parole dell’allenatore con alcuni video, mai più di tre o quattro, oppure parlo con un giocatore di una situazione. Alcuni chiedono un report video alla fine della partita: noi lo prepariamo e lo carichiamo sulla nostra piattaforma. Abbiamo strutturato un’area che io chiamo di “football analysis”: otto allenatori o preparatori atletici che si occupano di analisi tattica e fisica dall’Under 15 alla prima squadra. Così ora tutte le squadre lavorano con lo stesso metodo e gli stessi strumenti".

Capita di sentire di avere merito per un gol?
"Sì, succede. Nel dicembre 2016 abbiamo segnato alla Lazio con uno schema su palla inattiva nato da una mia proposta a Pioli. Se vedo che in campo accade quello che ho pensato sono felice,perché so di aver lavorato bene. E poi… io sono sempre stato interista".

Sezione: Rassegna / Data: Mer 09 gennaio 2019 alle 09:57 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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