Romelu Lukaku è il protagonista di una lunga chiacchierata sulla pagina Instagram di Vier con Kat Kerkhofs, nota presentatrice belga e moglie dell’attaccante del Napoli, Dries Mertens. Tanti i temi trattati dall’attaccante dell’Inter, che è partito dalla pandemia Covid-19 e dal suo recente ritorno a Milano: “Sono tornato in Italia. Ci è stato permesso di tornare a casa per un po', ma siamo stati rapidamente richiamati perché il campionato potrebbe ricominciare. Il mio compagno di squadra Diego Godin, ad esempio, ha dovuto prendere tre voli per arrivare in Uruguay. Dopo alcuni giorni, è dovuto tornare. Eravamo tutti in uno stato di shock sul fatto che dovessimo tornare. Nella nostra chat di gruppo, tutti hanno temuto la quarantena di altre due settimane”.

Big Rom riempie le sue giornate di allenamento, partite alla PlayStation e film su Netflix, con tanti calciatori online in questi giorni di quarantena: “Ho anche visto Jan Vertonghen online! Ci sono molti giocatori di calcio online sulla Playstation durante questo periodo, quindi giochiamo a ‘Call of Duty’ in gruppi di sei o sette. Mi piace giocare con Memphis Depay. Non gioco così tanto a FIFA. E quando gioco non gioco mai con me stesso, la Juventus o il Liverpool”.

“Se temo il virus? Guarda, mia mamma ha il diabete. Questo è il mio più grande shock - dice l’ex United, senza troppi giri di parole, tornando sull’argomento Covid-19 -. Non mi importa, è la mia migliore amica. Ogni quattro ore chiamo per sapere se ha bisogno di qualcosa. Certo, però, che mi manca di più mio figlio Romeo. Il piano era di riportarli qui in Italia per l'epidemia: ho due appartamenti, ma ovviamente ora per loro non è il momento di tornare. Mio figlio è proprio come me, mia mamma ha già detto che è Romelu 2.0. Però ha il doppio dell’energia ed è due volte più pazzo. Se dovesse conoscere qualcuno in futuro, dovrà amarlo tanto quanto me, ma presumo che non sarà così”.

Intanto il Covid-19 continua a circolare e l’attaccante belga pensa anche di essere stato infettato: “Abbiamo avuto una settimana libera a dicembre. Siamo tornati e, giuro, che 23 giocatori su 25 erano malati. Non è uno scherzo - racconta -. Abbiamo giocato in casa contro il Cagliari di Radja Nainggolan e dopo 25 minuti uno dei nostri difensori (Milan Skriniar, ndr) ha dovuto lasciare il campo. Non poteva andare avanti e quasi svenne. Tutti tossivano e avevano la febbre. Mi ha anche infastidito. Quando mi sono riscaldato, sono diventato molto più caldo del solito. Non avevo la febbre da anni. Dopo la partita c'era un'altra cena con gli ospiti di Puma in programma, ma ho ringraziato e sono andato dritto a letto. Non abbiamo mai fatto test per il Covid-19 in quel momento, quindi non lo sapremo mai con certezza” ha precisato Romelu. 

Qualche giorno fa, Lukaku ha donato € 100.000 nella lotta contro il Coronavirus: “Ho contribuito con 100.000 euro a un ospedale di Milano. Non ho mai fatto cose del genere prima, non ci ho mai pensato. Più invecchio, più mi rendo conto di avere una piattaforma per aiutare le persone. Sono in Italia e sono stato accolto molto bene dalla gente, quindi è bello supportare le persone qui".

Il discorso si sposta poi sull’ambientamento all’Inter, nel suo primo anno in nerazzurro: “Siamo sette giocatori uno accanto all'altro, abitiamo nella stessa strada. La differenza con l'Inghilterra è grande: lì andavamo a mangiare qualcosa una volta ogni quattro mesi, ora invece una volta ogni quattro settimane”. 

E l’atmosfera è positiva anche nella nazionale belga: “Marc Wilmots (ex ct del Belgio, ndr) ci ha riuniti e su questo abbiamo costruito: siamo tutti amici. Mi chiedo cosa accadrà al Belgio dopo il campionato europeo. Immagino che Roberto Martínez se ne andrà, voglio sapere chi verrà. Potrà gestirci? Non siamo un gruppo difficile, ma abbiamo alcune abitudini. Se ci verrà data la libertà, conseguiremo risultati. Il futuro del Belgio dipenderà da ciò che accadrà dopo l’Europeo: chi continuerà, chi si fermerà. La mia scelta dipenderà anche da quello, avrò 28 o 29 anni. Gioco a calcio professionistico da quando ne avevo 16 e mi piacerebbe giocare fino ai 36. Sogno di finire ad Anderlecht, così il cerchio sarà chiuso e sarò stato un calciatore professionista per 20 anni. Poi vorrei viaggiare e lasciar andare tutto. Non diventerò mai un opinionista, ma ora sto seguendo un corso di formazione. Chissà, forse diventerò un allenatore" conclude Lukaku.

VIDEO - LUKAKU IN GOL CON L'ANDERLECHT A 13 ANNI, UN GIGANTE IN MEZZO AI "BAMBINI"

Sezione: Copertina / Data: Mar 21 aprile 2020 alle 15:00 / Fonte: hln.be
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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