Ex attaccante olandese classe '92, Luc Castaignos arrivò nel 2011 dal Feyenoord all'Inter ad appena 18 anni. Un trasferimento che poi non ha dato i frutti sperati come racconta lo stesso trentatreenne alla Gazzetta dello Sport dove il suo racconto parte dalle motivazioni che lo hanno portato a dire addio al calcio "Circa un anno fa ho avuto dei problemi a un tendine, ho saltato l’ultima parte della stagione e il Magdeburgo non ha voluto rinnovare il mio contratto. Era arrivato il momento di chiudere questo capitolo con il sorriso. Il calcio è stato ed è la mia vita, non ho rimpianti", ha detto.

Neppure quello di non avere lasciato il segno con l’Inter? 
"No, io ho sempre dato il 100% e ne sono fiero. All’Inter avevo 19 anni, crescevo tanto in allenamento, però non avevo l’opportunità di capire quale fosse il mio livello in partita. Avevo bisogno di giocare con continuità, nel 2012 volevo tornare in prestito al Feyenoord ma i nerazzurri puntavano a fare cassa. Il Twente mi ha comprato, mentre a me sarebbe piaciuto rientrare a Milano con un po’ di esperienza in più".

A 18 anni è finito nel mirino dei campioni d’Europa in carica. Come si sentiva? 
"L’Inter mi voleva comprare, io faticavo a crederci".

In nazionale, così come nelle giovanili del Feyenoord, insieme a lei c’era sempre De Vrij. 
"Stefan è un campione, ci conosciamo sin da bambini. Lui era bravo in tutto: a calcio, a scuola, al pianoforte. Inizialmente giocava largo a destra, poi è stato spostato al centro della difesa ed è diventato ancora più forte. Step by step, dal Feyenoord alla Lazio e poi all’Inter, si è sempre dimostrato all’altezza delle situazioni con impegno e dedizione. Merita il meglio".

Che ricordi ha dei suoi compagni all’Inter? 
"Quel gruppo aveva vinto tutto e te ne accorgevi dalla serenità dei leader. Tutti erano consapevoli dei loro mezzi, sapevano come gestire ogni imprevisto. Il giorno in cui dovevo firmare il contratto, Branca e Ausilio vennero a prendermi insieme a Sneijder, olandese come me, che mi diede il benvenuto. Sembrava tutto perfetto, ma la stagione fu sfortunata. Gasperini andò via subito, Ranieri durò poco e fu sostituito da Stramaccioni. Per gli avversari eravamo la squadra da battere per eccellenza: sembrava che tutti, contro di noi, rendessero al 200%".

Il momento più bello in nerazzurro risale a quella notte di Siena…
"Partita vinta 0-1, feci gol su assist di Thiago Motta, che in campo sembrava già un allenatore. Quella rete mi fece uno strano effetto: da una parte sembrava il primo passo verso un possibile exploit, dall’altro mi costrinse a riflettere. Capii che per stare bene dovevo giocare titolare. In quell’Inter non era semplice".

Adesso Inter e Feyenoord si sfideranno in Europa: che partita si aspetta? 
"Non saprei. Dopo l’addio di Slot il Feyenoord ha faticato tanto, soprattutto in campionato. In Champions, però, ha messo in difficoltà City e Bayern, ha eliminato il Milan. Personalmente non avrei cambiato allenatore, ma ora c’è una leggenda come Van Persie e i tifosi sperano che possa riportare la squadra a giocare un calcio divertente. L’Inter, dall’altro lato, è una macchina con ingranaggi perfetti, tutti i calciatori sanno cosa fare in entrambe le fasi. Sono sicuro che alla fine la spunterà Inzaghi".

A cosa dovrà fare attenzione l’Inter? 
"Innanzitutto a Paixao, il calciatore più talentuoso, che può inventare la giocata decisiva da un momento all’altro. In generale, però, occhio a non peccare di presunzione: basti pensare a come è finita contro il Milan…".

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Sezione: Copertina / Data: Lun 03 marzo 2025 alle 14:48
Autore: Egle Patanè
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