Bella intervista della Gazzetta dello SportGianpiero Marini, ex nerazzurro, campione del mondo 1982 e anche allenatore dell'Inter che alzò la Coppa Uefa 93/94.

Perché il bacio di Bearzot era per lei dopo la vittoria in finale con la Germania?
"Quel ricordo lo tengo nel cuore. Bearzot con quel bacio mi voleva ringraziare. In panchina quella sera era agitatissimo, io continuavo a dirgli: “Mister, stia tranquillo: vinciamo facile”. Eravamo più forti di tutti e di tutto".

La chiamavano Malik.
"Con l’Inter avevo vinto un premio, si chiamava “Il pirata d’oro”. Da lì per tutti sono diventato Malik, che è poi il pirata amico di Sandokan. Il grande Brera mi aveva invece soprannominato “Pinna d’oro”: gli ero simpatico, vale una medaglia al merito".

A proposito di soprannomi: a lei si deve uno dei più celebri, lo Zio Bergomi. Ma lei ce l’aveva davvero uno zio con i baffi?
"(Ride) Sì, ma erano meno folti di quelli di Bergomi. Era un ragazzino, venne aggregato in prima squadra, mi dava del lei. Mi tende la mano e mi fa: “Piacere, mi chiamo Bergomi Giuseppe”. C’è la partitella, non ricordo il nome così comincio a chiamarlo Zio. Il fatto è che nella mia compagnia, da adolescente, c’era un amico, Roberto, che aveva baffi e sopracciglia foltissime. Lo chiamavamo tutti Zio. Zio Bergomi è nato così".

Se dovesse raccontare che giocatore era Marini cosa direbbe?
"Nasco trequartista, nel Varese di metà Anni 70 mi faccio conoscere in quel ruolo. Prima Maroso e poi Bersellini, all’Inter, mi spostano regista davanti alla difesa. Avevo buona tecnica, sapevo come smistare il pallone. Un paragone? Come caratteristiche Calhanoglu, ma lui è un campione".

Nove stagioni all’Inter impreziosite dallo scudetto del 1980.
"Lo scudetto fu il punto più alto, ma con Bersellini abbiamo vinto anche due Coppe Italia e un Mundialito per club. In quegli anni con Juventus, Real Madrid e Stella Rossa eravamo tra le squadre più competitive d’Europa. Non è un caso che Bearzot tra i 22 di Spagna portò cinque interisti".

Il campione più forte con cui ha giocato?
"Spillo Altobelli, fuoriclasse di levatura mondiale. Per dieci anni ha giocato in Serie A a livelli altissimi. Mi piaceva anche perché esultava in maniera composta. Se lo ricorda al Bernabeu? Spillo segna il 3-1 e poi alza il braccio. Stop, finita lì. Un avversario fortissimo invece è stato Eraldo Pecci, regista di intelligenza sopraffina, leggeva il gioco con tre secondi di anticipo".

Stagione 1993-94. Lei subentrò a Bagnoli.
"Annata balorda, Bagnoli era stato penalizzato da tanti infortuni ai big: Berti, Ferri, Ruben Sosa, Bianchi. Li recuperai nell’ultimo mese e mezzo. E svoltammo. In Coppa Uefa battemmo il Borussia Dortmund ai quarti, il Cagliari nella semifinale tutta italiana e poi il Salisburgo. Fu una bella soddisfazione. In quell’Inter c’era Bergkamp. Talento fuori dall’ordinario, fece una fatica bestiale ad ambientarsi".

Segue ancora l’Inter?
"Certo, tra campo e panchina nel settore giovanile ci sono rimasto vent’anni. Mi piace il gruppo degli italiani, da Bastoni a Dimarco. Il più forte però è Barella e sa cosa le dico? È da Pallone d’oro".

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Sezione: Focus / Data: Mar 29 aprile 2025 alle 11:02 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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