"Mi sembra di aver già vissuto tante vite... ma spero di viverne altrettante in futuro. Sempre legate alla musica però: voglio morire sul palco, voglio fare questo per sempre, e magari imparare altro". Prima il calcio, poi i numerosi concerti con la sua band e ora l'avventura da ballerino a 'Ballando con le Stelle'. Pablo Daniel Osvaldo, ex attaccante nerazzurro, racconta al Corriere della Sera la sua metamorfosi: "Quando mi hanno proposto di partecipare a 'Ballando' non ero convinto, poi mi sono detto che era una nuova sfida. Sono competitivo e ce la metto tutta. Ma vincere non è il primo obiettivo qui. Lo è più superare la paura di fare figuracce. Le difficoltà più grandi sono sempre nella mia testa. Mi definisco libero, anche nel compiere scelte che diventano più facili quando fai quello che ti dice il cuore... solo così non si hanno rimpianti".

Per anni il calcio sembrava la strada giusta, "ma poi ho capito che avevo altri interessi, senza considerare quanto mi dava fastidio quell’ambiente... Così mi sono detto: mi butto nella musica, un mio sogno da sempre. Alla fine è semplice. Sarebbe stato più difficile continuare con qualcosa che non volevo fare più. Non ho avuto mai rimpianti. Se le cose vanno in un modo c’è sempre un motivo. E un errore lo puoi sistemare, un rammarico no. Da calciatore mi sentivo solo un numero. È un mondo un po’ frivolo e freddo, dove se giochi bene sei un dio e se giochi male uno zero". 

Poi continua a raccontare il suo amore per la musica: "Nei concerti in Argentina ho visto gente cantare cose che magari avevo scritto in camera mia alle 4 di notte. E quelle parole le sentivano loro. Quella è magia pura. Meglio di fare gol? Sono due sensazioni bellissime e hanno qualcosa di simile: quando fai un gol hai creato qualcosa di speciale, solo che dura quel che dura, invece la musica è eterna. Non ho bisogno di niente, il segreto è questo. Con meno soldi, vivi più tranquillo e rilassato. Ci sono due situazioni dove hai grossi problemi: quando non ne hai proprio o quando nei hai troppi, perché la testa si perde. Meglio una via di mezzo".

Ma cosa manca di più ad Osvaldo dell’essere calciatore? "Lo spogliatoio, la vita con i compagni, i viaggi, i ritiri. Anche se somiglia un po’ a quello che faccio con la band. Se i miei musicisti mi dicono che son stato pazzo? Tutti, non ci piove. Pure mio padre, un ex musicista, ogni tanto se ne esce con la frase: 'Però a me manca vederti in campo'. Mi spezza il cuore. Per fortuna c’è mia mamma che mi ripete: 'Basta che tu sia felice'".

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Sezione: Ex nerazzurri / Data: Mer 01 maggio 2019 alle 13:25
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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