Alzi la mano chi, da tifoso nerazzurro, non ha provato rancore nei confronti di Giampaolo Pazzini il 26 settembre 2009, quando durante la sfida tra Sampdoria e nerazzurri allenati da Mourinho il bomber blucerchiato mise a segno, nella ripresa, il gol costato la prima sconfitta in campionato dei campioni d’Italia in carica. Adesso il Pazzo avrà l’occasione per riscattarsi agli occhi del pubblico interista (in effetti la doppietta alla Roma della scorsa stagione basterebbe già...), vestendo la maglia nerazzurra da questo mese in poi. Un colpo con la ‘c’ maiuscola, è il caso di dirlo, di quelli a cui il presidente Massimo Moratti nelle stagioni precedenti ci ha abituati, e che tanto veniva reclamato dopo questa prima metà di stagione. Il bomber toscano è quanto di meglio il mercato italiano, ma anche internazionale, poteva offrire. Nazionale azzurro, è costantemente tra i marcatori principi del campionato italiano e non gli manca anche una certa esperienza in campo internazionale. Insomma, tra i tanti nomi che circolavano nelle ultime ore, quello di Pazzini è probabilmente quello più affascinante e affidabile.
IL TASSELLO CHE MANCAVA - Non va sottolineato un aspetto che farà la gioia di molti: l’Inter ha finalmente puntato su un campione italiano, dopo la scommessa Ranocchia che poi tale oggi non andrebbe più considerata. Minimo comun denominatore, Genova, città da cui provengono entrambi (compreso l’altro acquisto Kharja) e dove l’Inter nelle ultime stagioni ha sempre pescato bene. Spesso accostato a grandi club, il Pazzo è rimasto a Genova dove, dopo l’esperienza non esaltante a Firenze, si è riscattato alla grande guadagnandosi il proscenio e trascinando la Sampdoria, in coppia con Cassano, al quarto posto finale dello scorso campionato. I numeri nel massimo torneo italiano non gli rendono giustizia: 73 gol in 234 presenze tra Atalanta, Fiorentina e Samp. Un bilancio non certo da stella, ma il suo talento parla per lui al di là delle statistiche. Con Pazzini, finalmente, l’Inter ha quella quarta punta di cui si sentiva il bisogno da tempo, complici lo stato di salute di Milito e lo scarso peso offensivo di Pandev. Grazie all’ormai ex blucerchiato, Leonardo ha quell’attaccante in grado di garantirgli profondità e di far salire la squadra. A Napoli, in Tim Cup, sarebbe servito, eccome.
ANCHE LE CASSE SORRIDONO - Anche dal punto di vista finanziario si tratta di un’operazione apprezzabile. La società di Corso Vittorio Emanuele è riuscita infatti a sborsare ‘appena’ 12 milioni cash, inserendo Biabianycome contropartita tecnica gradite alla Sampdoria (l'altro nome avanzato, quello di Caldirola, sembra essere evaporato nel corso delle ore). Spesa contenuta, dunque, per un attaccante non ancora 27enne e già nel giro della Nazionale (tra i convocati nella sfortunata spedizione in Sudafrica). In tal modo l’Inter preserva il tesoretto reso corposo dalla cessione estiva di Balotelli e oggi ne ha trovato un degno sostituto. Si tratta, ovviamente, di giocatori tecnicamente (e caratterialmente) diversi, ma il Pazzo è proprio quello di cui la squadra di Leonardo necessitava per tornare a essere competitiva. Un acquisto da breve-lungo periodo, non certo una scommessa o un innesto di basso profilo: il bomber può infatti ambire a una maglia da titolare nell’attacco nerazzurro, offrendo a Milito il riposo di cui l’argentino avrà bisogno per farsi trovare pronto alle sfide decisive.
BIABIANY TORNA IN PROVINCIA - Pazzini completa il reparto offensivo dell’Inter, che sceglie di privarsi di un ‘suo’ giocatore: Biabiany. Il giovane francese, arrivato la scorsa estate dal Parma (riscattata per 4 milioni la seconda metà), non ha trovato le chance cui ambiva e una volta chiamato in causa ha offerto un contributo raramente rilevante, mediamente modesto. Insomma, pur giocando spesso non ha sfruttato le chance concessegli e, dopo l’arrivo di Leonardo, è stato chiaro che per lui non ci sarebbe stato più molto spazio in questa squadra. Peccato dunque per il giovane cresciuto nella Primavera, che con la maglia della Sampdoria avrà più opportunità di crescere senza l’assillo di dover dimostrare qualcosa a un pubblico fin troppo esigente. La provincia, così com’è stato a Parma, è la sua dimensione ideale e questo trasferimento sarà un toccasana per la sua carriera.
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