La serie di ospiti del mondo dello sport invitati all'evento 'il Foglio a San Siro', di scena quest'oggi nella sala executive della Scala del Calcio, prevede anche la presenza di Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter. Ecco le sue parole: 

Prima volta da presidente qui, cosa cambia per te?
"Grazie per l'invito, ormai questo è un grande appuntamento. Cambia in termini di responsabilità, nella gestione della quotidianità. E' un ruolo apicale e come tale racchiude tante decisioni da prendere. E' normale che io ho fatto la mia carriera da dirigente, prima da ds e poi da ad, fare il presidente rappresenta una sfida più per gli appuntamenti sportivi. Vincere da presidente è qualcosa che ti consacra, in una carriera dove tutto è andato bene". 

Sei passato da una proprietà cinese a una americana.
"Ci sono dei concetti che vengono usati prima e oggi, la differenza è che prima avevamo una persona fisica come punto di riferimento come Zhang. Oggi abbiamo un fondo composto da professionisti, un team con cui lavoriamo molto bene. Essendo loro esperti in determinate aree, cerchiamo di conciliarle con le nostre. La loro presenza è quotidiana, anche se silenziosa: ci dà sicurezza. Poi c'è il concetto di delega che, al pari della competenza, deve avere un manager di una società".

Potete puntare al poker?
"Noi siamo contenti di essere presenti al momento giusto nelle varie competizioni, questo era ciò a cui miravamo. Poi è chiaro che abbiamo l'obbligo di crederci fino in fondo. Ma ci terrei a dire una cosa in pubblico: abbiamo vinto a Monaco, ma non abbiamo vinto nulla. C'è il ritorno, l'esperienza dice che i risultati possono essere stravolti. Dobbiamo avere la stessa determinazione dell'andata, la vittoria l'abbiamo portata a casa meritatamente con la consapevolezza di vincere. Ci siamo riusciti, ora c'è il ritorno e i favoriti siamo noi, si invertono i ruoli. Dovremo avere la mentalità giusta. Nel frattempo non dimentichiamoci che col Cagliari sarà un appuntamento importante: se non saremo collegati, rischiamo di non essere all'altezza del ruolo. Sulla carta è una gara facile, ma solo sulla carta. Le difficoltà sono tante, stiamo cercando di inculcare ai giocatori il concetto di giocare nella stessa maniera di Monaco anche sabato". 

E' difficile essere costanti con questo calendario.
"In Italia non ci sono gare facili, anche le provinciali ti danno filo da torcere. Lo scontro diretto è importante, ma tutte le partite sono piene di difficoltà, soprattutto quelle 'facili'. Noi dobbiamo convivere piacevolmente con ancora tre realtà - Coppa Italia, Champions e campionato - che ci portano tensioni emotive rispetto al Napoli e alle squadre che sono in lotta per lo scudetto".

Il Mondiale per Club.
"E' la prima volta, quindi c'è l'orgoglio di rappresentare l'Italia. Siamo lì per il lavoro degli ultimi cinque anni grazie al ranking, siamo lì con grande merito. E' un'esperienza nuova che si incastra tra due stagioni, ci sarà l'inesperienza da parte di tutti nella gestione delle forze. In un contesto dove si rischia di esasperare la pressione agonistica delle partite, ci sono rischi nella gestione. Le rose ristrette sono insufficienti per far fronte ai vari impegni, senza dimenticare le Nazionali. Il calendario va armonizzato meglio, per esempio io sono per ridurre assolutamente il campionato a 18 squadre". 

Gli altri presidenti sono d'accordo?
"Magari le meno blasonate vogliono conservare il format delle 20 squadre. Ma se le grandi squadre vanno bene, va bene tutto il movimento calcistico. I ricavi verrebbero investiti nel mercato domestico".

La seconda squadra.
"L'esperimento alla Juve è partito sotto la mia gestione e ha portato frutti. L'idea è creare uno strumento per ampliare le rose della prima squadra, attingendo dalla squadra riserve. Il divario tra Under 20 e prima squadra si fa sentire, avere il cuscinetto significa diminuire il gap. L'Inter farà la seconda squadra, al 100%, salvo che ci sia la possibilità dell'inserimento nel campionato di Lega Pro. Giocheremo con ogni probabilità al Brianteo di Monza e ci alleneremo a Interello".

L'obiettivo è abbassare l'età media della rosa?
"Rispondiamo al concetto della sostenibilità, ci deve accompagnare sempre, diversamente dall'epoca dei presidenti mecenati che miravano prima all'obiettivo sportivo e poi a quello di bilancio. Ora ci sono parametri finanziari da rispettare. Non è vero che chi più spende, più vince. Vince chi ha più competenze".

C'è chi dice che voi vincete e poi fallite.
"'Fallite' è una parolaccia che non esiste. Se ne dicono tante su di noi, ma questo - e lo dico con ironia - fa parte del concetto italiano associato alla cultura dell'invidia. Non abbiamo mai rischiato il fallimento, siamo una società che ha un'esposizione finanziaria, un bond che controlliamo benissimo. Non abbiamo debiti verso i fornitori o verso le banche, altrimenti non ci saremmo potuti iscrivere. Ci sono licenze rigide che impongono il rispetto di determinati parametri. Non abbiamo mai preso multe o diffide, paghiamo regolarmente il debito verso l'erario. C'è il luogo comune di confondere le difficoltà che erano state sopra la nostra testa con la gestione ordinaria dell'Inter".

Si dice che tu sia intervenuto per bloccare l'arrivo di Paratici al Milan.
"Questa è un'altra leggenda metropolitana milanese. Non so se esiste il cavaliere bianco, metafora della finanza. Come è possibile immaginare che io abbia potuto condizionare il proprietario del Milan o l'AD, che ovviamente non aspettano un mio suggerimento? Quale è il capo d'accusa? Io sarei contento se Paratici andasse al Milan perché mi genererebbe ulteriori stimoli e sarei ancora più incazzato (ride, ndr)".

Inzaghi proseguirà con voi comunque vada la stagione?
"Con Inzaghi abbiamo avuto la circostanza favorevole che si chiama fortuna di prenderlo al momento giusto. Quando andò via Conte, la disponibilità di mercato non era così onerosa e lui stava firmando per la Lazio. E' migliorato nel tempo, ancora oggi è tra i tecnici più giovani.  Ha tutte le conoscenze specifiche del mondo del calcio, non solo sul piano tecnico-tattico ma anche nella gestione degli uomini". 

Nella classifica degli allenatori dove lo metti?
"In prima fascia, sicuramente. Non faccio il podio". 

A fine stagione sarai contento se...
"Generalmente se arrivi secondo, tu hai fallito. Ma non è così, tu devi valutare tutto. Noi ora siamo in corsa su tre fronti, dal punto di vista economico abbiamo incassato una valutazione molto importante grazie alla Champions. E' chiaro che l'ambizione mia e della società è puntare sempre più in alto. Non vogliamo fare le comparse; se poi altri saranno più bravi, ci inchineremo. Vogliamo credere di poter vincere Champions, campionato e Coppa Italia. Essere in corsa è già un risultato importante". 

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Le parole di Marotta a 'Il Foglio a San Siro'
Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 10 aprile 2025 alle 15:06
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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