Oggi la Gazzetta dello Sport ha intervistato il giornalista James Montague, 45enne inglese, in Italia per presentare un libro sul tifo organizzato, fatica terminata dopo circa 7 anni di ricerca.

Montague, la stupisce che i giovani si siano schierati dalla parte delle curve?
"Per niente. La cultura ultras è di fatto propria dei giovani che per indole si oppongono alle autorità, spostando continuamente il confine di ciò che è accettabile in una società. È così da sempre, anche perché è difficile fare l’ultras se hai un lavoro regolare e sei un padre di famiglia… In Italia a dire il vero è un po’ diverso, spesso i capi sono sulla cinquantina, ma i ragazzini li seguono fedelmente".

È possibile che in questo momento storico gli ultras rispondano a quel desiderio di identificazione tipico dei giovani che forse la politica non soddisfa più?
"Potrebbe avere inciso, perché i ragazzi vogliono sentirsi parte di qualcosa di importante. Cercano il senso di appartenenza che probabilmente non trovano altrove".

Che idea si è fatto degli arresti di Milano?
"Spesso gli ultras sono temuti per la violenza o per gli estremismi politici, a me fanno molta più paura i legami con la criminalità organizzata. Quando accade qualcosa di simile si squarcia la tenda e vedi che dietro si nascondono cose terrificanti e imperdonabili. Poi è difficile tornare indietro. Potenzialmente è un momento di rivoluzione anche del tifo se le autorità e i club terranno il punto, ma non è facile essere ottimisti".

Nelle curve di San Siro che cosa pensa succederà?
"Credo ci sarà un iniziale periodo di instabilità, la curva dell’Inter si è già riorganizzata ma non è detto che questa sia la soluzione definitiva. È un’occasione da utilizzare per riformare le curve, ma si porta dietro delle domande scomode che riguardano tifosi e criminalità, i club, la Federazione e anche la polizia. Ci sono diversi responsabili, c’era molta complicità. Tornando alle curve, nel lungo periodo possono succedere due cose: la criminalità organizzata si proporrà in modo ancora più marcato o i tifosi reagiranno e approfitteranno di quello che è successo per liberarsi da certe influenze. Non è facile, ma se non ora quando?".

Che cosa pensa del rapporto tra ultras e politica?
"I primi italiani che ho incontrato mi ripetevano: “Ultras no politica”. Di fatto la rifiutavano, ma se ci pensate bene anche una frase come questa è politica. Loro erano contro la politica mainstream e contro la corruzione o una certa ipocrisia di chi è stato al potere, ma il legame è inevitabile. La politica è in ogni loro gesto, talvolta diretta altre indiretta, ma è comunque presente".

Sezione: News / Data: Mer 09 ottobre 2024 alle 13:39 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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