Ogni biennio o quadriennio, molti tifosi e giornalisti in giro per il pianeta vengono colpiti da miopia passeggera quando sono chiamati ad analizzare il Mondiale, l’Europeo o la Copa America di turno. Il punto di vista dell’osservatore, che abbia la sciarpa al collo o sia davanti a un pc con il dovere di rispettare i principi di imparzialità, si schiaccia irrimediabilmente sul presente, sul 'qui e ora' che dura al massimo una partita. Basta il triplice fischio di un arbitro o la dichiarazione di un giocatore dal suo ritiro per far grandinare opinioni perentorie, tra studi tv, social e giornali. I giudizi di persone fisiche che ci mettono almeno la faccia e altre virtuali senza volto oscillano come titoli di Borsa in base a come deve essere piegata la realtà per farla coincidere con le proprie convinzioni calcistiche o le proprie soffiate di mercato.

Le Nazionali, insomma, sono la scusa per continuare a parlare delle squadre di club anche quando queste ultime sono andate in vacanza. Si tira fuori, per esempio, il concetto di 'blocco Inter' per parlare della folta rappresentanza nerAzzurra nella selezione di Luciano Spalletti, un discorso numerico ma anche tecnico che genera opposte reazioni tra gli italiani, in barba al patriottismo: c’è chi all’esordio a Euro 2024 ha rinfacciato agli interisti l’errore di Federico Dimarco, che nel giro di pochi minuti hanno rivendicato il merito della vittoria grazie alle marcature di Alessandro Bastoni e Nicolò Barella. Ma c’è un però: il premio di MVP UEFA di Italia-Albania, infatti, è stato assegnato, facendo storcere il naso ai fan della Beneamata, a Federico Chiesa, calciatore che in questo periodo storico provoca sentimenti contrastanti negli juventini che non sanno se esultare per le sue giocate o rammaricarsi perché potrebbero salutarlo in estate. Il tifoso non può convivere in questo dubbio perché vuole vincere in ogni caso e sa che non può schierarsi. Quindi disegna appositamente degli scenari ideali per se stesso nei quali immagina di guadagnarci sempre: "Se il giocatore x in scadenza di contratto gioca bene e resta, la società fa bene a tenerlo rinnovandogli il contratto. Se x gioca bene e la società decide di cederlo, va bene lo stesso perché il prezzo del suo cartellino nel frattempo è aumentato", questo il pensiero ricorrente. Un pensiero che si può copia-incollare a diverse situazioni, come ad esempio quella di Denzel Dumfries. Uno che dice di avere il sangue nerazzurro, ma che al contempo rimanda ogni discorso a data da destinarsi quando viene incalzato sulla sua intenzione di rinnovare il suo rapporto professionale con il club milanese. Parole contraddittorie che impediscono al tifoso di scegliere da che parte stare. E allora l’unica arma che resta a disposizione sono le partite, il campo, l'unico giudice capace di emettere sentenze in tempi strettissimi. Prendere per veri certi verdetti è pericoloso, ma il tifoso fa il tifoso e deve formare la sua opinione in tempi record, senza aspettare ulteriori 'prove'. Pensate a quanto moderato compiacimento può aver provocato nell'interista medio vedere Romelu Lukaku mangiarsi tre gol e vedersene annullare due per dettagli in Belgio-Slovacchia. O assistere al cambio dell'imborghesito Marcelo Brozovic all’intervallo di Albania-Croazia mentre Kristjan Asllani, sua riserva due stagioni fa, si rendeva protagonista di una prova matura. Nient’altro che miopia passeggera. Inutile correggerla, un mese e passa. Anche se poi ritorna...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 20 giugno 2024 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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