Si chiama 'In Arte Lautaro' la produzione originale di Inter Media House, disponibile da oggi sul canale Youtube del club milanese in versione integrale (guarda qui), realizzata con il capitano dei campioni d'Italia. Il contenuto parte con le parole di Beppe Marotta, presidente dei nerazzurri: "Quando parliamo di Lautaro parliamo di un giovane arrivato talento, diventato uomo e campione: un artista dell'arte pallonara. Proprio perché siamo vicini a questo paragone con l'arte mi viene in mente un quadro di van Gogh, "La Notte Stellata", che ci abbina a quella che è stata un'annata straordinaria, la conquista della Seconda Stella. Direi che il quadro più preciso è proprio questo: un campione che conosce cosa vuol dire la cultura del lavoro, cosa vuol dire il senso di appartenenza, cosa vuol dire l'amore verso questi colori nerazzurri, caratteristiche che lo rendono nostro capitano e nostro leader. Parliamo di una persona, di un calciatore, di un uomo eccezionale".

Poi prende la parola il Toro, ricordando le tappe significative vissute in nerazzurro: 

LE PRIME PENNELLATE -
"Il 4 luglio 2018 è stata una giornata molto, molto speciale, arrivare in un club come l'Inter è stato bellissimo, un sogno. Ho lavorato tantissimo in Argentina, assieme alla mia famiglia, per realizzare il sogno di andare in Europa. Non ho dubitato un secondo sull'Inter, sin dal primo giorno che si sono interessati a me. Ho cambiato Paese e cultura, ringrazio l'Inter perché mi è stata molto vicina. I tifosi mi hanno dimostrato affetto dal primo momento, io sono arrivato qua giovane. Mi sono sentito subito a casa, tutti si sono messi a disposizione per farmi sentire bene. Io tengo tanto alla famiglia, mia madre soffre il fatto che io sono lontano di casa, ma quando ha visto tutto l'amore che ho ricevuto era più tranquilla. Agustina? Ci siamo conosciuti prima del mio trasferimento, alla fine è rimasta con me perché ci siamo innamorati. Siamo felici di aver formato la nostra famiglia".

IL GOL CONTRO L'ATLETICO IN AMICHEVOLE -
"E' un gol che mi ha aiutato tanto perché era la seconda amichevole estiva, ma la prima vera con i tifosi allo stadio. Mi ha dato fiducia, ho detto a tutti 'sono arrivato'. E' stato un bel gesto tecnico, era l'unico modo per segnare. In allenamento avevo fatto un gol simile, quindi non è casualità".

IL PRIMO GOL IN SERIE A -
"Mi ricordo il boato di San Siro. Giocavo poco in quel periodo, ogni volta che entravo volevo segnare. In quella partita iniziai titolare, è una cosa che ricorderò per sempre. E' stato l'inizio del cammino con questa maglia e con questi tifosi fantastici. Essere arrivato in testa alla classifica dei marcatori stranieri della storia del club vuol dire tanto per me e per tutti gli argentini. Sono molto felice perché ho lavorato duro, significa che ho fatto bene".

INTER-NAPOLI 1-0 -
"Era un big match, al 90esimo, è stato importante segnare. Mi ricordo come se fosse ieri perché era un periodo difficile a livello di squadra. E' stato uno dei primi gol pesanti che ho fatto, durante l'esultanza ho spaccato la bandierina perché il gol non arrivava. Lavoravo con lo psicologo in passato, ma ora ho mollato perché esco dai momenti difficili grazie alla famiglia".

IL PRIMO DERBY - 
"Non si scorda mai perché significava tanto, giocavamo fuori casa. Per lo spogliatoio non era un momento facile, in quella gara è uscito il gruppo. Abbiamo giocato come si deve dal 1', ho fatto l'assist per Vecino alla prima palla toccata. Poi ho fatto gol su rigore, l'ho voluto calciare ed è stato bellissimo. Segnare è sempre bello, ma nel derby ha un sapore speciale per tutto quello che significa in città. Secondo me è più bello segnare in un derby, in Italia come in Argentina. Nei due Paesi si vive la cosa in maniera simile, i tifosi sono caldi e gli stadi sono sempre pieni". 

IL GOL AL CAMP NOU -
"Era appena iniziata la partita, ci eravamo preparati bene. Nel primo tempo abbiamo lasciato una bella immagine a livello difensivo e offensivo, avremmo meritato di fare più gol. Quando ho segnato al Barcellona l'umore è salito.

LA FAMIGLIA -
Mio padre mi ha trasmesso la passione per il calcio, mia nonna è stata la prima calciatrice di Bahia Blanca, vengo da una famiglia di sportivi. Questo è il mio segreto. La cosa che mi lega più a mia nonna è che mi accompagnava sempre lei alle partite, mi riempie di orgoglio questa cosa". 

DUE GOL DA SCUDETTO NEL 2021 - 
"Dopo aver vinto il derby ci siamo resi conto che lo scudetto era nostro, anche perché giocavamo un calcio speciale, difendendo bene e giocando a memoria. E' stata una vittoria fondamentale per il finale di stagione per poi vincere il mio primo campionato, un momento che rimarrà per sempre anche perché era durante il periodo del Covid. Abbiamo messo tanta forza dopo il lockdown, avremmo voluto festeggiare con tutta la gente, ma rimane uno dei trofei più importanti per me. Quando è nata Nina, sono rinato, ho cambiato tutti gli atteggiamenti in campo diventando più calmo. Questa cosa mi ha fatto crescere tanto".

LA FESTA SCUDETTO -
"La foto con la coppa mi rimarrà nel cuore perché è stato il mio primo trofeo all'Inter e da professionista, peraltro dopo tanti anni di digiuno per il club. Non potevamo non vincere, c'era la squadra, c'era il lavoro e c'era l'impegno. Alla fine volevamo finire bene, abbiamo riportato un trofeo che mancava da tanto tempo. Io dovevo dimostrare tanto in quella stagione, ho lavorato tantissimo per mostrare tutte le mie qualità. Sono contento e orgoglioso di esserci riuscito. Dopo quella stagione sono arrivate tante offerte per andare via, ma sono rimasto perché volevo ancora vincere con l'Inter, dove mi sono sentito a casa sin da subito. Sono rimasto qui perché la mia famiglia si è innamorata di Milano e io dovevo ancora dare tanto all'Inter. Io guardo sempre il progetto sportivo e in quel momento il club aveva in mente di fare qualcosa di importante. Infatti dopo lo scudetto sono arrivati altri trofei, quello vuol dire che ho preso la scelta giusta. Era quello che volevo, il mio obiettivo".

LE GRIGLIATE ALLA PINETINA - 
"Tutto parte da qua, la cosa più importante è la squadra. Se tu hai un gruppo unito, che pensa nella stessa maniera, sicuramente è più facile vincere. Ho iniziato a fare le grigliate chiedendo il permesso al nutrizionista e poi al mister. Sono momenti dopo l'allenamento in cui ci si rilassa, mi piace stare insieme ai miei compagni. E' una tradizione che portiamo avanti noi argentini, ho visto che lo facevamo in passato anche Zanetti, Cambiasso... Mi ricorda sempre casa mia, mio padre. Racconto un aneddoto: abitavo in centro, vicino a via Monte Napoleone, e c'era una signora che mi faceva i video mentre grigliavo. Poi ho cercato un'altra casa, ora sono all'ultimo piano e nessuno mi può dire nulla". 

LE LACRIME DEL 22 MAGGIO 2022 - 
"In quel momento ho provato tristezza, eravamo vicini a vincere un altro scudetto. La delusione parte prima, sappiamo tutti di che partita parlo. Alla fine abbiamo perso questo scudetto, è stato un colpo durissimo per me che avevo creduto nel progetto dell'Inter. Quando vinci il primo, vuoi continuare a vincere. Non essere arrivati all'obiettivo è stato un colpo difficile da mandare giù, ma sono queste cose che ti fanno crescere più della vittoria. Siamo arrivati a un passo, ci è mancato qualcosa, dovevamo solo credere in quello che stavamo facendo provando a rialzarci. Abbiamo continuato a crederci, aggiustando alcune cose. Dopo quella tristezza, sono arrivate cose belle, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Quando l'arbitro ha fischiato la fine della partita abbiamo visto che tutta la gente era ancora dentro lo stadio, anche se l'altra partita era già decisa a fine primo tempo. E' stata una cosa importante sentire il calore dei tifosi, nonostante la sconfitta: abbiamo sofferto insieme, è stato un messaggio importante per il club. Prima di avere figli, mi portavo tutto a casa ed era un disastro. Da quando sono padre cerco di lasciare i problemi fuori casa, mi voglio godere la mia famiglia quando posso. Devo dare un sorriso ai miei figli, questo è il messaggio che voglio dar loro. Poi è ovvio che quando perdo c'è qualcosa che non va dentro di me, ma il dolore ti aiuta a volere la rivincita. Quando entro a casa finiscono i problemi". 

ARGENTINA CAMPIONE DEL MONDO -
"Che posso dire? Sono tornato in Italia, a casa mia, l'applauso di San Siro è stato bellissimo. Vincere il Mondiale è sempre speciale, è stato molto bello e difficile anche per quello che ho vissuto in quel torneo. Ho giocato il Mondiale con la caviglia distrutta, facevo infiltrazioni tutti i giorni, già alla seconda gara non avevo più sensibilità alla caviglia. Sono arrivato a fine stagione, dopo la finale di Champions, che volevo operarmi. Una decisione difficile da affrontare, ora mi viene da piangere perché per l'Inter do sempre tutto.  Ho sempre dato il massimo, ma a volte queste cose non si vedono (si commuove, ndr). Sono molto sensibile. Ho voluto giocare con una caviglia così perché volevo sempre stare in campo e allenarmi. Per me non esserci al Mondiale di Russia fu un colpo durissimo, essere arrivato in Qatar con una caviglia così non era quello che volevo. Io sono così, non guardo al domani ma do il massimo ogni giorno". 

IL GOL NELL'EURODERBY -
"All'andata abbiamo fatto due gol subito, approcciando molto bene la gara. Non abbiamo lasciato nulla al Milan. Al ritorno dovevamo replicare quanto fatto perfettamente all'andata, ci siamo qualificati meritatamente. Il gol? Uno dei più importanti mai realizzati. In quella settimana sono uscito solo una volta, i tifosi erano emozionati. E' stato bellissimo giocare il ritorno in casa".

LA VITTORIA IN COPPA ITALIA CON LA FIORENTINA -.
"Una gara iniziata male, poi andando avanti la tifoseria ha cominciato a cantare dopo 15' dandoci la spinta per portare la coppa a casa. I 100 gol all'Inter? Bellissimo, fare il 100esimo in una finale è stato un momento unico".

LA FASCIA DA CAPITANO - 
"E' una cosa molto importante, a maggior ragione in un club storico come l'Inter che ha avuto tanti grandi capitani. Sapevo da mesi che sarei diventato capitano, poi quando la indossi provi felicità e orgoglio. Io sono lo stesso anche senza fascia, ma mi fa piacere portarla. Dico sempre che ho bisogno di tutti, siamo una squadra. Rispetto e umiltà sono le cose racchiuse in questa fascia". 

IL POKER DALLA PANCHINA CONTRO LA SALERNITANA -
"Ricordo particolare, in quella settimana avevamo 3 partite di fila. Il giorno prima il mister mi aveva detto che sarei andato in panchina. Io voglio giocare sempre, ero un po' incazzato perché ogni partita per me è importanti. Sono entrato e sono riuscito a sbloccare la partita che stava diventando difficile. Sono stato contento perché alla fine in 27' ho fatto 4 gol, una cosa che non è mai riuscito a fare nessuno in Italia. Ogni volta che vado in panchina, Inzaghi mi dice magari fa come a Salerno...".

LA NOTTE DELLA SECONDA STELLA -
"Io a festeggiare sulla traversa? C'è poco da dire, ce l'ho anche a casa questa foto. L'ho fatto anche al Mondiale. Rimarrà a vita questa partita, per me e per tutto il mondo nerazzurro. Ho fatto un discorso prima della gara, era una della partite più importanti per noi per ciò che significava. Il discorso non l'ho preparato, ho sentito di dire ai ragazzi che eravamo a 90' dalla storia. Abbiamo scritto una pagina importante di questo grande club. Ho cercato di correre verso la Curva ma non sono riuscito perché mi sono emozionato tanto ripensando a quel 22 maggio e alla finale di Champions persa. Tutte quelle emozioni sono arrivate insieme al triplice fischio, siamo riusciti ad arrivare all'obiettivo principale". 

LA FESTA SCUDETTO - 
"Scherzavamo tutti perché ci abbiamo moltissimo tempo ad arrivare in Duomo col pullman, ma lo rifarei. Dopo il primo scudetto non ci siamo potuti godere l'affetto dei tifosi, in questo caso non riuscivamo a entrare in Duomo. Ho foto e video incredibili di quella sera. Inzaghi? Mi ha promesso cose che ha mantenuto, lo ringrazio tanto. La continua crescita la devo a lui, mi ha dato la libertà di esprimermi al massimo. Il mister lavora col sorriso, questo è un vantaggio".

LA COPPA ALZATA - 
"Era un momento che volevamo vivere tutti, non vedevo l'ora di alzare il mio primo scudetto da capitano. Non arrivava più questa data, ma me la sono goduta. Dal momento che ho ricevuto la fascia volevo vivere questo momento".

NUOVI CAPOLAVORI -
"Milano è stata subito casa mia, sembra che sono nato qua. Ho instaurato subito un legame con la città e i tifosi da subito. Cerco sempre di rispettare tutti, difendendo la maglia dell'Inter come si deve. Io sul tetto del Duomo? E' la mia foto preferita per quello che significa per Milano. Arrivare qua non era facile per me che sono arrivato dall'Argentina. Abbiamo aperto un ristorante a Milano, che ormai è parte dalla nostra vita. Io sono quello che mette le regole e cerca sempre di essere presente in tutti i momenti. Sono un papà a cui piace cucinare".

MILITO - 
"E' stata una persona speciale al Racing, nel 2014. Quando ci siamo conosciuti, io ero giovane e lui parlava tanto con i ragazzini del vivaio. Per me è stato un fratello maggiore, ho esordito col Racing entrando al suo posto. Lui è una leggenda del club, di lui mi è rimasta dentro una frase che mi diceva 'ogni giorno devi fare sempre di più'. 

TELA BIANCA - 
"Mi aspetto di continuare di portare trofei all'Inter, specialmente quello che mi manca. Siamo stati vicini a vincere la Champions, ma non ci siamo riusciti per una cosa o per l'altra. Dobbiamo essere realisti, abbiamo fatto un ottimo cammino ma dobbiamo alzare il livello ogni giorno aggiungendo obiettivi alla bacheca del club che è molto ampia ma deve continuare a riempirsi. Come persona, voglio continuare a imparare ogni giorno, sempre restando umile come mi ha insegnato mio padre. Voglio trasmettere ai miei figli tutto ciò che ho vissuto io da quando ero bambino, quando i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare da mangiare e una palla. Come mi vedete nella vita è come mi hanno insegnato loro".  

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 21 marzo 2025 alle 14:07
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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