Genio e indisponenza, se si volesse sintetizzare Alvaro Recoba calciatore basterebbero due semplici parole. El Chino, uno dei simboli dell'era Massimo Moratti, amato e criticato dai tifosi in egual misura soprattutto a causa di una discontinuità di rendimento che stonava con un talento fuori dall'ordinario, si racconta al Corriere della Sera pochi giorni dopo il ritorno, tra scroscianti applausi, al 'Giuseppe Meazza' in occasione dell'ultimo del derby.

RITORNO - "Era qualche anno che non tornavo in Italia... Sì, da un bel po' di anni. Da quando sono andato in Grecia non ero più tornato qui".

DERBY - "Per fortuna la partita è andata bene, altrimenti non mi avrebbero fatto tornare un'altra volta! (Ride, ndr). 

TRIONFI NERAZZURRI - "Ho contribuito alle vittorie, ma avrebbero potuto essere anche di più".

VERONA E... BAGGIO - "Ho fatto gol anche a loro, vincemmo 2-1 in quel match. C'era anche Baggio, io presi un pestone quando segnai. Roberto è un grande in tutti i sensi, sicuramente uno dei più grandi con i quali ho giocato".

RONALDO - "Anche lui è uno dei più grandi. La partita contro il Brescia? No, non gli rubai la scena. A lui importava relativamente, tanto ha poi segnato tantissimi altri gol. Ha vinto quasi da solo la Coppa UEFA, mentre i due gol al Brescia a me servirono particolarmente".

GOL STORICO - "Ho visto il gol di Florenzi contro il Barcellona. Io ero allo stadio e quando ha segnato la gente della Roma mi ha ricordato subito il mio gol all'Empoli".

MORATTI - "Rapporto stretto? Sono qui da tanti giorni e non l'ho ancora visto. Io ero il suo preferito, ma era una cosa naturale. Non ho mai chiesto nulla a nessuno, è stata una cosa, ripeto, naturale".

INCOMPIUTO - "Non mi crea fastidio questa parola, può anche essere vero, ma non me ne sono mai accorto. Io so quanto ho fatto, e forse a me bastava così. Per me era sufficiente. Io ho sempre visto il calcio alla mia maniera, non farei mai l'allenatore perché schiererei solo quelli bravi, e questo non è possibile considerando che si prenderebbero troppi gol".

ZANETTI - "Quando sono arrivato in Italia stavo sempre da lui. Certo, lui si alzava presto, intorno alle 7, mentre a me è sempre piaciuto dormire, ma non è vero che non mi piaceva allenarmi. Ovviamente non ero come Javier, lui ancora oggi potrebbe allenarsi e giocare".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 23 settembre 2015 alle 16:47 / Fonte: Corriere.it
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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