Giuseppe Mascara è stato un grande numero 10 del Catania, collezionando 60 gol in 238 partite. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha ripercorso alcuni tratti della sua carriera, ricordando la sua fede interista in giovan età.

Palermo, domenica 1° marzo 2009: il Catania vince per 4-0 e Mascara segna un gol da quasi 50 metri, alla Maradona.
"Sarei un bugiardo se dicessi che avevo visto Amelia (il portiere del Palermo, ndr) fuori dai pali e che avevo calcolato di tirare così. Calciai d’istinto, senza pensarci, e venne fuori una parabola impressionante. Zenga, il nostro allenatore, mi disse che soltanto un pazzo come me poteva tentare certi colpi".

Poco dopo Palermo-Catania, rifece lo stesso gol a Udine. E un altro diverso, però bellissimo, di esterno destro, lo realizzò dalla fascia sinistra, a San Siro contro l’Inter. Sempre e soltanto istinto?
"Sì, ma a Udine tirai da una distanza più corta (30-40 metri, ndr). Quanto all’Inter, io da bambino ero interista. Il mio giocatore preferito era Aldo Serena. Lo so che era diverso da me, lui centravanti alto e potente, io piccolo e tecnico, ma a me piacevano i giocatori che facevano gol".

"Vivevo il calcio come un divertimento": che cosa intende?
"Quando giocavo, volevo divertirmi. Sapevo che se mi fossi divertito io, si sarebbero divertiti i tifosi della mia squadra, anche se sulla fascia dovevo correre per gli equilibri tattici".

Perché non ci sono più i giocatori alla Mascara?
"Perché siamo passati dal calcio degli uno contro uno al calcio dei “dai e vai”, dei triangoli. Oggi mi ritrovo un po’ in Politano del Napoli e in Berardi del Sassuolo. Mi piace Soulé della Roma e spero che Pafundi (il talentino dell’Udinese, ndr) ce la faccia a emergere. Mi incanta Dybala e fine. Nel complesso, vedo tante squadre giocare come alla playstation . Il problema è alla radice, nelle scuole calcio formano dei giocatori robotizzati, si privilegiano i più robusti e le giocate sono preordinate".

A Catania ha avuto Mihajlovic.
"Grande spessore. Burbero fuori, buono dentro. Alla fine dell’allenamento del venerdì ci sfidavamo sulle punizioni. Lui era un fenomeno, ma ogni tanto mi faceva vincere per tenermi su di morale. Durante la sua malattia ci siamo scambiati tanti messaggi".

A Catania ha avuto anche Diego Simeone.
"Aveva qualcosa in più nelle motivazioni".

Sezione: News / Data: Mar 11 marzo 2025 alle 14:47 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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