Intervistato dalla Gazzetta dello SportWesley Sneijder ha parlato della stagione dell'Inter e delle ambizioni dei nerazzurri in Champions League.

Faccia la sua griglia di favorite in Champions.
"Se faccio una griglia, la sbaglio sicuro, perché ogni anno qualche sorpresa c’è sempre. Posso solo dire che non partono necessariamente avanti solo City e Real e che in primissima fila c’è anche la mia Inter. Ormai la squadra ha un’aura speciale, può arrivare in semifinale e oltre. Certo, in questa Coppa l’imprevisto è dietro l’angolo, ma tutte le big sanno che se la dovranno vedere con l’Inter".

Eppure, in campionato la partenza è stata a rilento con due pari in due trasferte.
"Un vecchio proverbio olandese dice: “Ogni inizio è... difficile”. Questo, poi, lo è particolarmente: c’è molta pressione sull’Inter che ha vinto uno scudetto storico e ha tutto per ripetersi. In generale, la squadra non si è potuta allenare con continuità, e questo vale soprattutto per Lautaro, anche così si spiega la partita negativa di Monza. Credetemi, però: non c’è nessun allarme, niente di cui preoccuparsi. La squadra è forte, ha radici solide. Ma è anche vero che quest’anno ha rivali più agguerrite".

Lei ha citato Lautaro: lo aspetta il duello con Haaland, ancora lontano dalla forma migliore.
"Partiamo col dire che Lautaro vale Haaland. E vale gli altri grandi attaccanti di questa epoca: trovatemelo un altro che sa segnare in tutti i modi possibili. La vittoria da protagonista in nazionale gli ha dato un altro status, ma lo ha pure stancato un po’: normale, deve solo ritrovare la forma. Non capisco questa preoccupazione per il fatto che non abbia ancora segnato: sappiamo tutti che succederà, presto, e da quel momento in poi non si fermerà. È la legge dei bomber di razza. Poi ha compagni all’altezza: Thuram è ormai una certezza, Arnautovic spacca le partite, e scoprirete presto pure Taremi...".

Lei lo ha scoperto prima di tutti...
"Pochi lo sanno, ma siamo stati compagni. Io sparavo gli ultimi colpi, lui stava per sfondare. Eravamo all’Al-Gharafa, in Qatar, 2018-19. Riuscivo ancora a dargli qualche bella palletta che lui metteva dentro: si vedeva che era destinato a una carriera diversa in Europa. Era timido, sempre educato: ricordo che una volta, in Champions d’Asia, fece doppietta a una squadra iraniana e non festeggiò per rispetto".

Lei che lo ha già fatto da calciatore: ci spiega come si mette un granellino di sabbia nell’ingranaggio perfetto di Guardiola?
"Non solo noi del Triplete, ci è riuscito anche Inzaghi: se l’Inter non ha una Champions in più è solo per qualche dettaglio e un po’ di sfortuna. Io la finale di Istanbul l’ho vista dal vivo e la ricordo bene: serve lo stesso coraggio. L’Inter ha una identità forte e un modulo difficile da leggere per gli avversari: non è facile giocarci contro, neanche se ti chiami City...".

Sezione: Copertina / Data: Mer 18 settembre 2024 alle 08:56 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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