Che cosa rappresenti per l’Inter e per gli interisti l’incontro con la Juventus, beh, potrebbero spiegarlo bene le parole di Josè Mourinho, che dopo la vittoria nella partita di andata a San Siro grazie al gol di Muntari disse di aver capito cosa fosse l’interismo. “Prima pensavo fosse quella contro il Milan la partita più emozionante per i tifosi nerazzurri, ma da quel giorno ho capito che non era così”, ha ribadito ieri in conferenza stampa. Mou ha colto nel segno, perché una vittoria contro la Juventus assume sempre un significato speciale, proprio perché ottenuta contro quella che la storia ha designato come l’avversaria per antonomasia. Una rivalità nata nel corso degli anni, frutto essenzialmente delle numerose sfide incrociate che in passato hanno deciso spesso e volentieri le sorti del campionato, ma anche di episodi, tanti episodi, in campo e fuori che nel corso degli anni hanno farcito, e talvolta avvelenato, l’epopea di questa supersfida, e che a seconda che si stia dall’una o dall’altra parte trovano le interpretazioni più svariate e stridenti. E’ un romanzo, quello del “derby d’Italia”, che abbraccia tanti generi, dall’epica fino al giallo.
Già, il “derby d’Italia”, la definizione coniata nel 1957 dal grande Gianni Brera per la sfida, all’epoca, tra le due squadre più ricche di trofei nel nostro Paese, e successivamente indicata come la gara tra i due club mai retrocessi in Serie B. Sebbene entrambe queste condizioni siano cadute nel corso della storia, per i successi del Milan da un lato, per la stagione della Juventus in Serie B nel 2006-2007 dall’altro, la definizione è rimasta, a voler rimarcare il clima sempre particolare che circonda questo duello. Una rivalità che però fino a tutti gli anni ’50 on era così marcata, più una semplice traslazione in ambito sportivo della sfida “campanilistica” tra Milano e Torino che altro. Ma nel 1961, arrivò il “casus belli”, quando la Figc presieduta da Umberto Agnelli, presidente anche della Juventus, accetta il ricorso del club bianconero e dispone la ripetizione di Juve-Inter interrotta dall’arbitro Gambarotta e assegnata a tavolino ai nerazzurri in corsa per il titolo. Gara che si rivelerà inutile, per via della sconfitta dell’Inter a Catania che valse l’aritmetica conquista del tricolore da parte della Juve, e dove per protesta Angelo Moratti mandò la squadra dei ragazzi, tra i quali anche Sandro Mazzola, autore dell’unico gol interista a fronte di 9 reti subite, ma che rappresentò la scintilla che fece esplodere questa grande rivalità tra bianconeri e nerazzurri.
Rivalità che si protrarrà negli anni, passando per molti testa a testa per lo scudetto, dalla Grande Inter di Herrera alla quale la Juve soffiò lo scudetto del ’67 grazie anche all’incredibile “papera” di Sarti a Mantova, alla Juve di Trapattoni protagonista negli anni ’70 ma poi frenata nel 1980 dall’Inter di Bersellini, Beccalossi e Altobelli. Duello che si “annacqua” un po’ negli anni ’80, quando la Roma diventa la principale avversaria della Juve, e che torna, raggiungendo da lì in avanti sicuramente i picchi massimi, alla fine degli anni ’90. Anche in questo caso, tutto si può far risalire ad una data ben precisa: 26 aprile 1998, Juventus-Inter al “Delle Alpi”. I tifosi nerazzurri hanno ancora ben vive le ferite di quel pomeriggio, e soprattutto della condotta da brividi dell’arbitro livornese Ceccarini, che negò un rigore a Ronaldo per fallo di Iuliano salvo poi assegnarne nello spazio di pochi secondi uno ai bianconeri sul ribaltamento di fronte. E’ il pandemonio, Simoni entra in campo e urla “Vergogna!”, Ronaldo che dichiara apertamente di sentirsi derubato. Scene difficilmente dimenticabili, che divennero ancora più amare quando, l’estate successiva, Ceccarini ammise l’errore. Parole che probabilmente accendono ancora un fuoco in tutti i tifosi nerazzurri che vissero quell’incredibile giornata.
Passano gli anni, passa anche il 5 maggio 2002, quello dello scudetto perso all’Olimpico all’ultima giornata proprio a vantaggio della Juve; poi, arriva la rovente estate del 2006, quella dell’uragano Calciopoli, della retrocessione in B della Juventus e dello scudetto consegnato a tavolino all’Inter. Mettiamo insieme i passaggi di Vieira e soprattutto Ibrahimovic in nerazzurro, ed ecco scoppiare la bolla che da quel momento cospargerà la rivalità Inter-Juve dei toni più aspri e velenosi, con i tifosi bianconeri che inquadrano l’Inter come il nemico assoluto. La tensione tra le parti diventa altissima, e anche malgrado i tentativi delle dirigenze di riabbassare i toni, purtroppo talvolta sono spuntate delle dichiarazioni non proprio illuminate, specie dal fronte bianconero, che hanno avuto l’inevitabile effetto di riaccendere pericolosamente la miccia.
Il resto è storia di oggi: sul campo le parti si sono invertite, ora è l’Inter che da diversi anni occupa il ruolo di regina del campionato, mentre la Juventus, passato l’anno di purgatorio tra i cadetti, tra uno scivolone e l’altro rimane comunque da due anni nelle posizioni di vertice della classifica. Juve capace l’anno scorso di battere l’Inter di Mancini a San Siro, ma che pochi mesi prima fu estromessa in casa dalla Coppa Italia proprio dall’Inter grazie a una doppietta dell’emergente Mario Balotelli. Questa sera, vista la situazione in classifica delle due squadre, con la Juve ad arrancare a 10 punti di distanza dall’Inter, mancherà presumibilmente il “fattore-scudetto” a vivacizzare ulteriormente un incontro che tuttavia conserva il suo sapore magico dettato dalla storia e che, su questo possiamo metterci la mano sul fuoco, si preannuncerà ad altissimo livello emotivo. Perché, in fin dei conti, questa è sempre stata la trama di questa “never ending story” che è il derby d’Italia.
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