La partenza aggressiva è un mantra moderno di Inter e Bologna. Sono scosse elettriche nella serata di metà gennaio a San Siro: i due collettivi vogliono prendersi tutto sin dal primo istante. Il soffice peso della ripartenza (e di un recupero), le emozioni dell'alba di un nuovo inizio, quello che può consolidare le ambizioni pregiate dei nerazzurri. Le squadre lottano e i felsinei impensieriscono la porta di Sommer, colpendo un palo su uno dei tanti sviluppi esecutivi in proiezione verticale. Perché prendersi tutto è una prerogativa, ma quando le due fasi sono scollegate, ecco che diventa difficile farsi vedere in fase offensiva. La prima frazione interista è come un segmento da collegare: partenza faticosa, poi, una volta incassato il gol del vantaggio ospite firmato da Castro (precisa zampata sulle sembianze di Lautaro, ndr), ecco che la squadra di Inzaghi si sveglia e macina gioco e occasioni. Se l'avvio è foriero di gestione felsinea, ecco che l'Inter s'infila senza indugio negli spazi: il ritratto della prima frazione è quello di un equilibrio pressoché permanente.

UNO-DUE ELETTRICO: SORPASSO SUL CALAR DEL PRIMO TEMPO. Thuram si muove con discreto piglio, va incontro al pallone e fraseggia certificando la capacità del gioco corto. Il canovaccio vive di fiammate e di folate, le difficoltà nell'impostazione bolognese diventano più elevate quando l'aggressività dell'Inter viene innalzata senza indugio. Il Biscione inizia a muoversi bene, coprendo gli spazi tra le linee e costringendo talvolta la truppa ospite a scelte frettolose. Così Thuram accelera, approfittando del recupero di Bastoni: tacco di Tikus per Dimarco, la carambola parata da Skorupski viene colta nel migliore dei modi da Dumfries, che deposita nel sacco il più facile dei gol. Far correre il pallone in via istantanea è l'obiettivo di entrambe: tutte le posizioni sono duttili e dinamiche. Dopo il pareggio c'è un chiaro segnale di battaglia: l'Inter vuole il sorpasso immediato. Anche se è Odegaard a sfiorare il nuovo vantaggio felsineo (attento Sommer). Il segmento viene collegato con la consueta manovra interista: gioco verticale e al calar del primo tempo ecco il vantaggio: marchio Dimash-Toro: Lautaro finalizza alla grande, scatenandosi con l'azione lussuosa.

CARAMBOLE E SPAZI APERTI: IL PAREGGIO È REALTÀ. I nerazzurri controllano il gioco cercando anche di aumentare il vantaggio, ma le incursioni estemporanee dei felsinei si risvegliano, proiettandosi in attacco senza indugio. L'attacco e la difesa si mescolano, diventando un'unità quasi concettuale, ma non pratica. Perché i movimenti sono arcuati, costruendo il gioco da un lato all'altro senza soluzione di continuità. Così Dimarco sbaglia nel ripiegamento difensivo, servendo a Orsolini pallone che l'esterno del Bologna trasforma in preciso assist per il 2-2 di Holm (con annessa deviazione di Bastoni che trafigge la resistenza Sommer). La carambola del pari arriva nell'istante in cui gli ospiti avevano ripreso coraggio, con l'Inter nuovamente improntata sulla strenua difesa della situazione di vantaggio. Estemporaneità avanzata: nerazzurri e rossoblu lottano, costruiscono pericoli con istanza reciproca e si punzecchiano in entrambe le fasi. Alla fine Inzaghi cambia diverse pedine, tentando di fornire freschezza. Ma il punteggio non si schioda e l'Inter ferma la sua corsa dopo sei vittorie consecutive in campionato. Tra sorpassi e rimonte, due guizzi in salsa argentina: il triplice fischio decreta un punto a testa.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 16 gennaio 2025 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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