Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Giancarlo Antognoni ripercorre la sua lunga carriera e non manca un riferimento... interista.

Il calcio le ha dato tanto, ma le ha anche tolto.
"Mi sono infortunato due volte in maniera grave. Nel febbraio del 1984, tibia e perone: rimasi fuori più di un anno e mezzo e quello stop incise sul mio finale di carriera. E prima nel novembre del 1981, in uno scontro con Martina, il portiere del Genoa. Svenni, mi si fermò il cuore, fu decisivo l’intervento del massaggiatore, che mi salvò la vita. Venni operato alla testa, rimasi fuori quattro mesi. E quell’anno perdemmo lo scudetto. Non voglio essere presuntuoso, perché venni sostituito in maniera egregia da Miani, ma saltai praticamente metà campionato e forse con me in campo qualche punto in più l’avremmo fatto. E avremmo vinto lo scudetto. Invece fu la Juve a prenderselo all’ultima giornata".

Ora è capo delegazione dell’Under 21 azzurra.
"Mi sento a casa. Ho vestito due maglie: quella della Fiorentina e quella dell’Italia. È un privilegio poter accompagnare questo gruppo verso l’Europeo in Slovacchia. Non vinciamo il torneo dal 2004: 21 anni, troppi. Dobbiamo provarci".

Che peso specifico ha la nostra Under 21?
"Il c.t. Nunziata ha fatto crescere un gruppo di qualità, in squadra c’è affiatamento. E ragazzi di ottime prospettive. Ghilardi e Coppola, quel cagnaccio, e lo dico per sottolineare il suo temperamento, di Pisilli; un centrocampo impreziosito da Miretti, Prati e Fabbian, la fantasia di Baldanzi, i fratelli Esposito. Mi piacerebbe vederli giocare tutti in A o in B con continuità, ma ciò non è possibile ed è un peccato: solo giocando si migliora".

E Antognoni oggi si rivede in qualcuno?
"In qualche gesto di Calhanoglu, dribbling stretto e tiro potente. Ma la verità è che i 10 com’ero io non li vogliono più. Io facevo il 10 e anche la mezzala. Oggi gli allenatori mi farebbero giocare esterno, oppure dietro la punta nel 4-2-3-1".

Sezione: Focus / Data: Lun 07 aprile 2025 alle 12:28 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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