A poco meno di un mese dalla partita di addio al calcio di Adriano, pullulano le dichiarazioni di giocatori del passato, ex compagni o rivali, che ricordano la potenza e qualità del brasiliano. Tra questi c'è anche Fernando Orsi, vice di Mancini ai tempi dell'Inter che dell'Imperatore ricorda: "Quando arriviamo, è in nazionale con il Brasile. Torna tre-quattro giorni prima dell'andata dei preliminari di Champions League. Il giorno della partita, ha schiacciato tutto. Ci guardiamo con Roberto e ci diciamo: 'È impossibile che non si vinca tutte le partite con un giocatore simile'. Un tale potenza, una tale forza... Non avevo mai visto un giocatore così in vita mia. È stato impressionante. Durante la fase a gironi della Champions, segna tredici o quattordici gol", continua il nostro interlocutore. Era una miniera d'oro di gol da solo. Una forza della natura che nulla poteva fermare. Ricordo che in allenamento, quando colpiva e toccava la barra, la palla tornava a centrocampo".

Poi il declino:
"I difensori cominciavano a conoscerlo. In allenamento, gli si diceva di variare il suo gioco, di provare altre cose, di non puntare tutto sul suo fisico e sul suo famoso piede sinistro. Ma i mancini sono così, cosa volete... Hanno un altro modo di pensare. Nello spogliatoio dell'Inter, tutti hanno cercato di proteggerlo e stargli vicino. È vero che non era un professionista nella sua globalità, ma dal momento in cui faceva vincere le partite... È quando i risultati non arrivano che tutto viene al pettine. Avevamo la colonia degli argentini, quella dei brasiliani... I suoi compagni di squadra hanno poi avuto più difficoltà ad accettare il fatto che prendesse il suo lavoro in un certo modo. Quando arrivi in ritardo, giochi male, le cose vanno necessariamente meno bene. Il peso, le ferite... Non era più l'Adriano di prima. Ed è lì che la sua traiettoria ha iniziato a precipitare. E in modo vertiginoso. Ha toccato le stelle prima di scendere, purtroppo, molto in basso".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Gio 21 novembre 2024 alle 23:22
Autore: Egle Patanè
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