"Più gioco e meglio sto". Era il 6 novembre scorso, dopo Inter-Arsenal 1-0, quando Lautaro Martinez pronunciò ai microfoni di Amazon Prime Video queste dichiarazioni che sono state ignorate da molti. Compreso quel tifoso che, pochi giorni dopo, ha insinuato su Instagram che il Toro avesse messo davanti l’Argentina al club nella gerarchia delle sue priorità di giocatore in questo preciso momento storico: "Ricordati anche della squadra di cui sei capitano che ti paga profumatamente”, il messaggio, poi rimosso, scritto da questo utente sotto un post pubblicato dal bomber nerazzurro direttamente dal ritiro della sua Nazionale. Il solito populismo spiccio per criticare il comportamento di qualsiasi persona guadagni tanto. Come se con un conto in banca considerevole aumentassero automaticamente i doveri verso chicchessia. Tipo un tifoso egoista che pensa unicamente alla propria squadra del cuore e si indigna se il proprio giocatore più rappresentativo, anziché stare alla Pinetina per rifare la preparazione, risponde alla chiamata della sua rappresentativa. ‘MI PAIS’ ha scritto sui social con orgoglio Lauti, prima di scendere in campo e difendere i colori della squadra del suo Paese, con lo spirito di sempre, di chi non si tira mai indietro. Lautaro, infatti, è uno dei pochi giocatori in circolazione che non fa distinzioni in termini di impegno tra un’amichevole e una finale del Mondiale. Questa è la sua qualità più evidente, qualità che lo ha incredibilmente esposto a critiche nel corso degli anni. Critiche pretestuose, magari fondate su alcuni pregiudizi, che si sono trascinate nel tempo, nonostante le smentite in campo e fuori del diretto interessato. Succede puntualmente quando abbassa i suoi standard di prestazione, situazione fisiologica per chi gioca letteralmente tutte le partite in calendario. Si è scritto e detto molto, ad esempio, sulla caviglia malconcia con cui ha disputato il Mondiale ormai due anni fa, un dolore col quale ha convissuto forzatamente sia per la Beneamata che per l’Albiceleste fino ad arrivare a fare delle infiltrazioni per scendere in campo a Istanbul, sei mesi dopo la gloria in Qatar vissuta da riserva di lusso, proprio perché Julian Alvarez gli soffiò il posto 'approfittando' anche delle sue difficoltà fisiche: "Ricorda anche tu che io per l'Inter lascio sempre tutto. Come l'anno del Mondiale che stavo con la caviglia distrutta ma mentre altri si preparavano per fare un gran Mondiale io ero sempre dentro al campo e non mi sono mai perso neanche un allenamento fino alla finale di Champions, ho giocato così tutte le partite. Ricordatelo SEMPRE prima di ricordarmi tu da dove vengo pagato", ha puntualizzato l’ex Racing rispondendo a quel fan che metteva in dubbio la sua dedizione alla causa. E ora cosa dirà quello stesso tifoso della parentesi internazionale di Lautaro con la Seleccion? Due gol in due partite, il secondo di pregevolissima fattura segnato al Perù per raggiungere Diego Armando Maradona al quinto posto della classifica dei bomber all time dell’Argentina con 32 realizzazione. Un record raggiunto con il sudore della fronte, con la fatica, la condizione senza la quale Lautaro non sarebbe Lautaro. "Più gioco e meglio sto": bastava prestare più attenzione a questa frase per leggere nell'anima del capitano dell’Inter ed evitare polemiche sterili.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 21 novembre 2024 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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