Sempre elettriche le serate di Champions League. Prendere confidenza con gli avversari è, da sempre, un aspetto rilevante nel manuale del calcio europeo. E la serata di Berna è una confidenza anche con il terreno di gioco in erba sintetica. L'avvio dell'Inter contro lo Young Boys è equilibrato sul piano della posizione, ma è netta la mancanza della brillantezza sugli esterni e l'innesco giusto. Sebbene gli spazi ci siano e le indicazioni di Inzaghi sono chiare: aggredire gli spazi avversari. Non una partenza arrembante, anche perché gli svizzeri partono cercando di costruirsi il proprio spazio, come uno scalatore verso la montagna. Il marchio di fabbrica (quasi) scientifico della gestione, tra pressing e giocate ragionate, è lo stesso di sempre. L'iniziativa insistente dei nerazzurri cerca di tramutarsi in capitalizzazione offensiva negli ultimi metri.

ELVETICI CORAGGIOSI, NERAZZURRI SPENTI. La prima frazione scorre via con i sussulti dei padroni di casa, mentre l'Inter ha faticato parecchio a contenere le iniziative di un'avversaria scesa in campo decisamente pimpante. Gli spunti dei nerazzurri sono pochi e l'arma della ripartenza non paga. Anche se Bisseck ci prova, nella combinazione con Taremi che viene stoppata con i piedi dall'ottimo intervento di Von Ballmoos, che poco più tardi blocca un cross dei nerazzurri. Partenza a mille con un pressing altissimo: il punto prorompente dello Young Boys è chiaro e l'istante in cui le seconde linee comprendono le complicazioni della serata è proprio sulla circolazione del pallone. Monteiro supera gli avversari con agilità, Inzaghi chiede di più dai suoi ragazzi e ogni azione è buona per provare a colpire. Quell'istinto indomabile nel bel mezzo di una serata grigia pare non arrivare. Dopo una mezz'ora complicata, la gara diventa un pochino bloccata. Menzione per Dumfries, che se la cava con due coperture davvero niente male.

SERVE DI PIÙ, SERVE LA LUCE. Il bilico non c'è, quantomeno nella spinta. Gli svizzeri costruiscono gioco e i nerazzurri fanno davvero fatica a contemplare anche solamente l'ordinario. Le coordinate dei riferimenti offensivi sono una chimera, ma la chance sprecata da Arnautovic dal dischetto grida vendetta (e perfino la respinta). La proiezione prospettica del positivismo non c'è, la banda di casa se la gioca alla pari, anche se manca un guizzo decisivo. Monteiro va vicinissimo al bersaglio grosso, colpisce il palo proprio quando l'Inter è quasi sorpresa, o meglio dire assuefatta da una pressione che si alza ogni minuto che passa. Manca l'atteggiamento caparbio a tinte nerazzurre: la sofferenza è costante e continua. Ma quando Inzaghi adopera le sostituzioni, mettendo diversi titolari, ecco che la sensazione di pericolo arriva, proprio nei pressi della linea d'arrivo. Tikus Thuram coglie l'assist di Dimarco: in qualche modo la palla trafigge il sacco, dopo i gol falliti di Bisseck e Zielinski. Tre punti d'oro in territorio elvetico, dopo una prestazione oggettivamente rivedibile.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 24 ottobre 2024 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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