"Il Mondiale del 1982 è un album pieno di istantanee che non dimenticherò mai" inizia così il racconto di quella grande, immensa impresa vissuta da Beppe Bergomi in prima persona che per l'occasione dei 40 anni da quel trionfo riavvolge il nastro di quel lontano '82 tra le righe di Gazzetta.it. "Ero rimasto orfano di papà da poco tempo, due anni prima all’età di 16 anni. Bearzot era una persona molto sensibile, era a conoscenza della mia situazione anche se io ero totalmente concentrato sul Mondiale. Ha saputo essere un padre per me pur essendo duro e severo - continua sul ct che portò gli azzurri sul tetto del Mondo -. È innegabile che la figura di Bearzot arrivi per prima nei ricordi di quel Mondiale. Fu una persona che ebbe coraggio. Una persona di spessore prima che un grandissimo allenatore. Il suo coraggio fu duplice. Da un lato nel portare Paolo Rossi, dall’altro di lasciare a casa elementi di qualità come Evaristo Beccalossi e Roberto Pruzzo. E da questo coraggio nacque un gruppo che giocava da squadra".

"Io avevo esordito in Azzurro il 14 aprile del 1982, pochi mesi prima del Mondiale. Però avevo capito che sarei potuto restare nel gruppo. Ero il più giovane, anche per questo ho cercato di farmi volere bene. Ringrazio tutti infatti per l’inserimento, specialmente Gianpiero Marini, mio compagno di stanza al Mondiale, e i compagni dell’Inter, Altobelli, Oriali e Bordon". Un grazie che lo 'zio' non dimentica mai di pronunciare, come non dimentica di ribadire la grandezza di Enzo Bearzot, che "nonostante le critiche esterne attorno alla nostra squadra riusciva a difenderci sempre, sia privatamente sia pubblicamente. Ed era un grande allenatore, forse rivalutato solo nel corso degli anni. Parlo da ex difensore: sapeva scegliere le marcature, sorprendeva gli allenatori avversari mettendo sui giocatori più forti chi magari non ti aspettavi. E sapeva motivarti".

Un gruppo 'sanissimo' come lo definisce l'ex difensore, "forse anche per questo abbiamo superato l’avvio così così e poi abbiamo superato le squadre più forti. Non era un periodo semplice per l’Italia di quegli anni. A livello sociale c’erano molte tensioni e da lontano a noi arrivavano gli echi dell’entusiasmo che stavamo alimentando con il Mondiale" sottolinea ricordando il difficile periodo storico che l'Italia viveva in quegli anni. 

"Vorrei chiudere il mio ricordo con un pensiero per Paolo Rossi e uno per Gaetano Scirea. Ci mancano entrambi. Paolo era solare, amava la vita. Gaetano era ironico, di poche parole ma carismatico. Saranno sempre con noi" conclude l'ex capitano interista.

Sezione: News / Data: Dom 10 luglio 2022 alle 15:48
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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