L'unica immagine da salvare dopo una serata come quella di ieri è l'abbraccio della Nord ai giocatori nerazzurri al fischio finale di Doveri. Segno di fiducia nonostante il duro, anzi durissimo colpo inferto dal Milan, che per la quinta volta in stagione si dimostra insuperabile per l'Inter e le toglie, dopo la Supercoppa, la gioia di poter vincere la Coppa Italia. Un secco 0-3 su cui c'è poco da obiettare, per quanto non racconti fedelmente l'andamento di una gara in cui è andato in scena il solito copione: nerazzurri più in partita, con la sensazione di poterla sbloccare in qualsiasi momento, poi la mazzata della rete rossonera. E da lì un affannoso rincorrere che altro non produce che due ulteriori gol del Milan, il primo in avvio di ripresa, in mischia, che ha l'effetto tagliagambe. 

Amarezza, delusione e preoccupazione per un derby che dopo l'addio di Pioli è diventato un rompicapo per Inzaghi, incapace di spuntarla, pur giocando spesso meglio, sia contro Foseca sia contro Conceiçao. E il fatto che il Milan sia nono in classifica e speri nella Coppa Italia per salvare la stagione dal fallimento non depone a favore del tecnico piacentino e dei suoi ragazzi, quasi stregati nelle stracittadine di questa stagione, come se il karma facesse pagare loro la sbornia dei 6 derby consecutivi vinti con l'apice dello Scudetto senza rivincita. La rotta si è invertita, il vento è cambiato e questo 0-3 sintetizza fedelmente non la partita di ieri, ma il bilancio stagionale e gli atteggiamenti delle due squadre: il Milan ha sempre mostrato cinismo, l'Inter troppa leggerezza e imprecisione.

La preoccupazione deriva dal fatto che in questo momento, al di là della brusca interruzione del sogno Triplete che lascia il tempo che trova, i nerazzurri sono scarichi, stanchi, le rotazioni non aiutano e le seconde linee, che un tempo chiamavamo troppo frettolosamente co-titolari, continuano a non dare segni di vita. L'appello da qualche tempo è che tutti diano una mano per la causa, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Alcuni giocatori stanno dimostrando di non essere all'altezza non solo dei titolari, ma della maglia ambiziosa dell'Inter. E la dirigenza, che forse si è fidata troppo dell'ottimo lavoro svolto ad Appiano da Inzaghi e dal suo staff, prenda nota in vista della prossima stagione.

Questa però non è affatto finita, ci mancherebbe. Scongiurato l'altrui incubo Triplete, che stava togliendo il sonno di parecchia gente, ci sono ancora due competizioni da portare avanti. Le condizioni non sono certo delle migliori, anzi. In tanti, troppi sono in riserva e domenica, risolto il pasticcio calendario, al Meazza arriverà una Roma imbattuta da 17 partite e in piena corsa per la zona Champions League. Non certo l'avversario che uno vorrebbe incontrare dopo una sconfitta del genere nel derby. Ma non si può certo scegliere, non più almeno. Il treno ha lasciato la stazione da un pezzo, sul fuoco c'è ancora tanta carne e la minima consolazione è che in agenda ci sarà una partita in meno. Minima ma anche amara consolazione.

Ricaricarsi rapidamente e focalizzarsi sui prossimi impegni, non c'è altra strada. E guai a mollare proprio ora, anche se è evidente come l'ottimismo stia lasciando spazio all'ansia e alla paura degli zero titoli. Che non sarebbe di certo uno scandalo, ci mancherebbe, trattandosi di sport in cui si può vincere o perdere. I trofei farebbero un immenso piacere, ma se non arrivassero nulla potrebbe intaccare l'ottima stagione dell'Inter, rimasta in corsa su tre fronti, unica italiana e nel terzetto in Europa, fino a ieri, 23 aprile. E i tifosi non lo dimentichino e continuino a sostenere la squadra in questo periodo così impegnativo.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 24 aprile 2025 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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