L'Inter ha cambiato corso con Erick Thohir, è arrivato un maxi prestito che darà ossigeno alle casse del club, oltre che raccogliere la pesante eredità debitoria della società. E se le mosse dirigenziali dell'indonesiano daranno frutti nel corso del tempo, si spera possano accompagnarle quelle della squadra in campo, chiamata a centrare l'Europa anche in questa stagione. Il tutto con un mercato di gennaio che verrà condizionato e pesantemente dal Financial Fair Play, che porterà certamente una sanzione (se non il blocco delle operazioni di compravendita, ipotesi peggiore e abbastanza improbabile).
Per parlare della situazione economica dei nerazzurri, di come Thohir stia provando a cambiare rotta e delle prossime mosse da attuare, FcInterNews.it ha interpellato in esclusiva il grande esperto in materia economico-sportiva nonchè ex amministratore delegato Ernesto Paolillo. Si parte proprio dalla bontà della strategia dell'Inter in chiave sanzione Uefa: "Io non conosco la specifica posizione dell'Inter, in base a quanto hanno dichiarato a Nyon. Dico che le regole del FFP sono chiare e le perdite di bilancio degli ultimi tre anni stanno chiaramente a indicare come il club nerazzurro sia fuori da questi parametri. In base al Financial Far Play c'è un venir meno alle regole e la possibilità chiara di sanzioni. Poi se saranno più o meno mitigate e variate dipenderà da quello che hanno dichiarato a Nyon e da quello che verrà fatto".
E come investire a gennaio nonostante una situazione economica così critica? "La via è unica: vendere dei giocatori per acquisirne altri. Autofinanziamento, non c'è un'altra via". Sulla strategia di Thohir del prestito pluriennale da oltre 200 milioni Paolillo spiega: "Un'iniezione di capitale è sempre preferibile al debito. L'iniezione di capitale sta a significare la solidità nel tempo della squadra, perché la proprietà mette del suo. Se si passa dal debito bisogna dare una dimostrazione in più. Cioè ripagarlo. Nuovi soci in chiave positiva? Indubbiamente sì, ma vale per tutte le proprietà, non solo di calcio. L'iniezione di capitale nelle società è sempre ben vista".
Anche Galliani, dopo Paolillo, ha parlato di fusione tra Inter e Milan per competere con le altre grandi capitali calcistiche europee: "La mia era una voluta provocazione vista la piega che stavano prendendo le due squadra. Ma una ora non è più italiana ed è chiaramente indonesiana e di gestione straniera, l'altra per adesso resta italiana, però sembra che le cose passano cambiare se arrivasse un compratore serio. Allora, in quel momento in cui ho fatto la dichiarazione, pensavo fosse meglio avere un'unica squadra milanese. Perché, se una squadra acquistasse l'altra, capisco da parte dei tifosi lo smarrimento, non è piacevole. Ma se si trattasse di una fusione, per creare un'unità più forte cittadina, sotto l'ombrello di Milano e della Madonnina, ne nascerebbe una squadra forte e potrebbe essere anche ben vista. Poi Milano ha bisogno di uno stadio nuovo, ma due nuovi sarebbero troppi. Perché entrambi non vivrebbero sette giorni su sette, uno invece sì. E non certo a Pero, dovrebbe essere cittadino. Una squadra unica lo gestirebbe al meglio. Due squadre non possono mantenersi con due stadi, lo vedo economicamente superfluo, Milano non è Londra e non è colpa delle due società. I limiti dell'economia locale di oggi sono questi".
E allora l'Inter dovrebbe costruire lo stadio di proprietà? "Sì, il primo club che fa lo stadio secondo me riesce nella mossa vincente".
Si torna poi a parlare di campo. Ieri contro il Qarabag tanti i giovani della Primavera aggregati nel gruppo di Mancini. Un settore giovanile che è arrivato al top in Italia con la grande attenzione di Paolillo stesso. Sempre attento alle vicende della Cantera: "Bonazzoli? L'ho visto crescere. Parliamo di lui come di Donkor e di tanti altri che ho visto da piccoli nell'Inter e oggi sono l'ossatura della Primavera. Era ora, abbiamo lasciato andare via troppi giocatori come Benassi, Duncan e altri. Troppi anche nel passato, Biabiany per esempio, o Destro, che potevano essere utilissimi all'Inter. Molto più di alcuni strapagati ad altri club. Non mi sembra che tutti abbiano poi davvero reso così tanto".
Un settore giovanile fiore all'occhiello del club: "Meglio lanciare i giovani che cederli. Lo dico da anni, il settore giovanile dell'Inter non lo hanno le altre squadre. I Samaden e i Casiraghi non li ha nessuno. Valorizziamo quello che loro riescono a coltivare".
Ma quanto manca l'Inter a Paolillo e viceversa? Lui risponde sorridendo: "A me manca soprattutto il settore giovanille perché mi piace vedere la creazione di valore, crescere i giovani. Poi sono sempre tifoso, lo ero da bambino e lo sarò sempre. Per tutto il resto dico che nella vita esistono i cicli e il mio è stato bellissimo, con tante vittorie. Non dimentichiamo che in quel periodo è arrivato anche il Triplete. Però i cicli terminano. Le nostalgie non servono, è stato bello così. Se porto nostalgia di qualcosa, quello può essere il settore giovanile...".
Autore: Luca Pessina / Twitter: @LucaPess90
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