Simone Inzaghi è (finalmente) esploso. E l'ha fatto dopo il derby contro il Milan, pareggiato all'ultimo respiro grazie alla zampata di De Vrij e 'condito' da tre gol annullati (giustamente), tre pali centrati (sfortunatamente) e un rigore grande come una casa non concesso (clamorosamente). L'episodio, di cui si sta parlando tanto in questi ultimi giorni, è ovviamente quello del contatto in area rossonera tra Pavlovic e Thuram, con la partecipazione di Theo Hernandez che - va detto - nella circostanza non commette nessuna irregolarità. Irregolarità commessa invece dal centrale del Diavolo che, con l'intento di bloccare la sfuriata del 9 dell'Inter, lo atterra in area calciando nettamente la gamba sinistra del francese con il suo piede destro. Il contatto è da rigore solare, ma l'arbitro Chiffi (coperto nella circostanza e senza quindi una visione chiara della dinamica) segna la 'palla piena' (colpita da Theo, ma mai vista da Pavlovic) e lascia correre. Intanto nella sala VAR di Lissone sia Aleandro Di Paolo che il suo assistente Daniele Doveri ne approfittano per schiacciare un pisolino, dimenticandosi di richiamare il fischietto di Padova davanti al monitor per rivedere l'accaduto. 

Un errore che non è passato inosservato neanche ai più esperti moviolisti, come Graziano Cesari: "Di Paolo al Var si è appisolato? In sala c'era il numero uno dei varisti e un espertissimo come Doveri. Sono in due a controllare l'azione. Non trovo giustificazioni per due persone così esperte - ha tuonato l'ex arbitro negli studi di Pressing -. In campo tra l'altro c'è anche l'assistente che è frontale ed è l'unico che vede la gamba destra di Pavlovic. Non dico sia facile, ci mancherebbe altro. Ma l'intervento di Pavlovic arriva nettamente prima di quello di Theo". L'ennesima svista arbitrale contro l'Inter che ha scatenato anche la rabbia di Inzaghi, che davanti alle telecamere di DAZN non ha usato mezzi termini per esternare il suo disappunto: "In campo non me ne ero accorto, poi ho rivisto: non so quali siano le direttive. Ci sta che l'arbitro fosse coperto, ma chi sta seduto non può non richiamare l'arbitro in una circostanza del genere. Può capitare, sbagliamo tutti, ma comincia ad essere la quarta e quinta occasione. Quando ho visto per dei falli sull'Inter fare delle trasmissioni di giurisprudenza, ora alla terza o quarta inizio ad arrabbiarmi". Giustamente. 

Perché la verità - certificata da fatti concreti - è che dall'inizio del 2025, nel dubbio, l'arbitro non fischia a favore dell'Inter anche su episodi chiari. E, ancor più grave, il VAR tace. I precedenti a cui fa riferimento Inzaghi sono cinque e sono tutti concentrati nell'arco di un mese, dal 6 gennaio a Riyad fino al 2 febbraio. E soprattutto sono chiari, oggettivi e sotto gli occhi di tutti (gli onesti che non negano l'evidenza, s'intende). Nella finale di Supercoppa contro il Milan non è stato sanzionato il fallo di Morata su Asllani da cui nasce poi la punizione di Theo Hernandez che riapre la gara con il gol del 2-1, mentre in campionato la serie è proseguita imperterrita con il contatto in area tra Thuram e Skorupski in Inter-Bologna (fischiato fallo al francese), il colpo di 'karate' di Ismajli sulla tibia di Lautaro (ovviamente sempre in area) durante Inter-Empoli, il braccio largo di Baschirotto in area nella gara con il Lecce passato in sordina. Fino ad arrivare all'ultimo derby, con il rigore su Thuram bypassato con irritante nonchalance. Si tratta di cinque episodi, tre dei quali decisivi per il risultato (i due derby e il pareggio con il Bologna) contro due ininfluenti (le larghe vittorie contro Empoli e Lecce). 

E pensare che la sera del 10 novembre, dopo l'1-1 di San Siro tra Inter e Napoli, Antonio Conte offriva un triste show gratuito tra telecamere, microfoni e sala stampa dopo il rigore concesso ai nerazzurri e poi sbagliato da Calhanoglu: "Cosa significa che il VAR non può intervenire se c'è un errore? Una decisione dell'arbitro può cambiare una partita di questo genere. Il VAR o c'è o non c'è per correggere gli errori. Altrimenti si nascondono dietro queste tipologie. Cosa significa? E' una cosa che mi fa incazzare, il VAR deve intervenire se c'è un errore. Se c'è il VAR deve essere utilizzato per correggere gli errori. Errore clamoroso, che può incidere sulla partita. Che significa? Se c'è un errore il VAR interviene, punto e basta. Va a vedere cosa succede. In questo modo non mi sento più sicuro con il VAR. Fatemi capire: il VAR deve correggere un errore, non che lascia la decisione all'arbitro. Altrimenti si creano dei retropensieri". "Retropensieri" che Conte però non aveva quando, nello stesso big match, la mano di Olivera toccava il pallone nell'area di rigore azzurra levando un possesso pericoloso a Lautaro; ma neanche quando, appena qualche giornata prima, il Napoli strappava tre punti sudati al Castellani di Empoli grazie al rigore trasformato da Kvaratskhelia dopo il tuffo di Politano, mai colpito da Anjorin. "Retropensieri" che - seguendo il ragionamento di Conte - da quello sfogo in poi dovrebbero aver preso il treno da Napoli per arrivare fino a Milano. Scatenando il necessario sfogo di Inzaghi. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 05 febbraio 2025 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi
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