Precisazione importante di Beppe Marotta sulle tempistiche per il nuovo stadio di San Siro. Intervenendo alla quinta edizione del Merger & Acquisition Summit organizzato da Il Sole 24 Ore, Marotta ha toccato tantissimi aspetti del suo lavoro di presidente parlando anche delle difficoltà legate alla costruzione di nuovi impianti: "Negli ultimi 10 anni 153 stadi in Europa di cui tre in Italia. L’iter burocratico è complicato nel nostro Paese. Il giorno dopo che abbiamo depositato la proposta d’acquisto, c’è stato un esposto alla Procura che si è giustamente mossa. Ci troviamo davanti a diverse situazioni che sono lontane dall’investimento vero e proprio. Inter e Milan sono disponibili a investire in maniera pesante nonostante l’Italia sia l’unico Paese in cui non c’è un aiuto da parte dello Stato. Sono scettico più che altro sull’iter, ci sono tempi da rispettare perché gli investitori possono aspettare ma non più di tanto”.

Marotta ha anche proposto la sua analisi sull'evoluzione vissuta negli ultimi anni dal sistema calcio: "Ho visto una evoluzione dal punto di vista calcistico ma anche dal punto di vista delle proprietà. Oggi fortunatamente sono arrivate le proprietà straniere: immaginiamo se non ci fossero state Zhang e Oaktree e il fondo Elliott a Milano, saremmo stati in grandissime difficoltà. Le proprietà americane sono otto, quelle straniere sono undici, mentre nel 2011 erano tutte italiane. Evidentemente abbiamo risentito di una situazione di involuzione nel mondo imprenditoriale italiano. Prima c’era un modello di mecenatismo, come Giovanni Borghi a Varese tra basket e calcio. Qual è la differenza? Allora non c’erano cfo e ceo, allora c’era il ragioniere. A fine stagione il commendatore andava dal ragioniere, ‘quanto abbiamo perso?’ e ripianavano , dando più importanza al risultato sportivo che all’aspetto bilancistico. Meno male che oggi siamo in una situazione diversa, anche per una questione etica. Nel calcio oggi girano tanti soldi, i calciatori guadagnano tanto e dovrebbero darsi una ridimensionata. Oggi c’è un fondo di investimento che non viene in Italia per dispensare soldi ma fa della sostenibilità l’obiettivo principale. Ho una relazione con un fondo che, devo fargli i complimenti, è arrivato in punta di piedi, garantendo sostenibilità immediatamente ma è presente in maniera silenziosa che fa lavorare bene il management. Hanno confermato tutta l’area sportiva, con un approccio di intelligenza. Ci relazioniamo quotidianamente con una loro presenza continua nel confronto sull’aspetto gestionale, finanziario e amministrativo. Oggi inoltre siamo davanti a due società che stanno seguendo un percorso importante come la creazione di uno stadio. Oaktree ha puntato sulle deleghe anche se ribadisco, il rapporto è quotidiano soprattutto quando ci asono decisioni importanti da prendere. Delegare significa anche dare responsabilità, quindi bisogna avere il coraggio di prenderle. Io ho sempre avuto dalla mia il coraggio di fare, che mi è stato dato da un percorso vincente che mi ha trasmesso una sicurezza interiore. In ogni società in cui sono stato ho avuto la delega per decidere ed è un presupposto fondamentale. Non potrei mai lavorare in un club che non mi dà delle deleghe".

Si passa poi a parlare della situazione sportiva in casa Inter: "Come presidente credo che l'importante sia essere presenti al momento giusto, noi ci siamo, siamo su tre competizioni e a giugno ne inizierà un'altra, il Mondiale per Club, a cui parteciparenno due squadre italiane, l'Inter e la Juventus. Domani avremo la semifinale contro il Milan di Coppa Italia, in campionato abbiamo 3 punti di vantaggio sul Napoli che però non sono nulla e la prossima settimana giocheremo contro il Bayern. Questo dipende dal fatto che la prioprietà non ha stravolto una squadra vincente dentro e fuori dal campo, e siamo andati avanti nel nostro percorso vincente. Siamo posizionati molto bene ed è un motivo di grande orgoglio. Cercheremo di affrontare tutti gli impegni nel migliore dei modi, anche se un primo obiettivo finanziario lo abbiamo già raggiunto perché la partecipazione a queste competizioni ci garantisce tranquillità. Aggiungo che sono italiano e nazionalista, ma non posso ignorare un aspetto che evidenzio solo come dato statistico. Finora abbiamo disputato 10 partite in Champions League, raggiungendo ricavi per circa 100 milioni di euro. Se arrivassimo a vincere lo Scudetto, otterremmo circa 95 milioni, dopo 38 partite. Bisogna trovare un'armonia tra sistema italiano e sistema mondiale in cui siamo protagonisti. Tutto va fatto senza polemica, nella speranza che si possa migliorare. La differenza tra Italia ed Europa passa dai diritti televisivi e dai ricavi da matchday e da stadio. Abbiamo raggiunto il primo posto sia come affluenza di spettatori sia come ricavi l'anno scorso, raggiungendo gli 80 milioni. I nostri competitor in Europa ci distanziano di 60-70 milioni. Qui nasce l'esigenza di uno stadio, per creare un asset che diventa patrimonio, per dare vantaggi ai nostri tifosi, per trasmettere il senso di appartenenza, per far vivere la partita dalla mattina alla sera, per dare momenti di aggregazione perché il calcio ha anche una funzione sociale.

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Le parole di Marotta
Le parole di Marotta
Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 01 aprile 2025 alle 14:27
Autore: Christian Liotta
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