Graziano Cesari, ex arbitro e da anni moviolista in tv, intervistato dal Corriere dello Sport, parla del momento delicato dei suoi ex colleghi.

Caos arbitri, oggi più di ieri. Cesari, proviamo a districare la matassa. Da cosa partiamo? 
"Partiamo dalle immagini andate in onda a 'Le Iene', così parliamo in concreto". 
 
Andata, la prima che le viene in mente? 
"L’arbitro (o l’assistente) incappucciato che parla con voce camuffata. Non mi piace. Non mi piace. Nel gergo che si usa nei film, ma purtroppo anche nella realtà, chi fa così si porta un’etichetta di infamia addosso. Bisogna avere il coraggio di metterci la faccia. E vi dirò di più. Un arbitro la faccia ce la mette sempre, lo fa da quando inizia, lo riconosci subito. Ripeto, non mi piace". 
 
L’altra immagine? 
"Che non c’è nulla di nuovo, nulla di inedito, nulla che non sia già stato analizzato, discusso, approfondito. Che Valeri avesse sbagliato a Salerno, non lo sapevamo forse già? E che lo avessero fatto uscire di nuovo la domenica successiva, non era noto?". 
 
Ci consentirà: un errore. 
"Certo, come un errore è stato non assegnare al Bologna un rigore netto a Torino, come non fermare il gioco in Inter-Verona sulla gomitata di Bastoni a Duda. Un errore, capita a chiunque". 
 
Il gruppo CAN è stato definito spaccato. 
"Su 100 elementi fra arbitri e assistenti, qualche scontento è normale ci sia. C’era anche ai tempi miei. Forse, però, si vuole ottenere altro". 
 
Non parlerà mica delle elezioni? 
"Mi chiedo: ma come mai questa presidenza AIA, che è associativa, priva di remunerazioni economiche di chissà quale portata, è così ambita, tanto da portare ad una lotta così aspra? Che potere ha il presidente dell’AIA? Forse determina carriere, designazioni, scelta degli Organi Tecnici? Dovrebbe occuparsi della cura degli associati, ma non mi sembra così...". 

Sezione: News / Data: Gio 25 gennaio 2024 alle 14:35 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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