Yann Sommer torna a parlare del suo addio alla Nazionale svizzera in un'intervista rilasciata alla SRF, la TV di Stato elvetica in lingua tedesca, per il programma 'Gedrig Direkt', spiegando quelle che sono state le sue sensazioni dopo l'ultima partita, quella persa ai calci di rigore contro l'Inghilterra agli ultimi Europei: "Ovviamente è stato un risultato incredibilmente amaro, abbiamo mancato un grande sogno. Dopo il fischio finale Sono corso dai tifosi; sapevo che probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che avrei vestito quella maglia. Da un lato ero triste perché un periodo che mi aveva dato tanto stava per finire, ma in realtà sono stato felice di aver preso quella decisione. È stato un periodo estremamente lungo per me quello nella Nati, mi sono sentito bene. Mi mancano i ragazzi, lo spogliatoio, viaggi, cose che negli anni ho apprezzato molto. Però ora mi godo il poter guardare il calcio sul divano con la moglie e le due figlie oppure andare via per qualche giorno. Non avrei mai potuto farlo prima". Ma nella sua decisione ha influito la 'rivalità' con Gregor Kobel? "È stata una decisione mia al 100%, non c'entra niente. Volevo avere più tempo per la mia famiglia. Più energia per l'Inter, ma anche per il mio corpo e la mia testa".

Sommer, comunque, non pensa di appendere i guantoni al chiodo, anche perché la sua avventura italiana sin qui procede a gonfie vele: "All'Inter in questo momento mi trovo molto bene, il club mi dà tanto. Nella mia testa e nel mio corpo, sono ancora molto lontano dal concludere la mia carriera". Ma quando si concluderà la sua esperienza in nerazzurro, cosa prevede per il futuro? Sommer tende a escludere l'ipotesi Arabia Saudita ("Non ci ho mai pensato"), mentre si dice possibilista quando si parla di un ritorno al Basilea, club dove è cresciuto e che continua a seguire con attenzione: "È il club del mio cuore, ho vissuto tante belle cose lì. Vedremo". 

Tra i temi toccati, anche quello dei traslochi con la famiglia: "A Gladbach vivevamo perfettamente, eravamo nella nostra comfrot zone. Quando ci siamo trasferiti a Monaco e poi a Milano, abbiamo sempre dovuto cercare un nuovo appartamento, trovare un nuovo asilo e un nuovo ambiente. Sapevo che stavo dando molto alla mia famiglia. Ci sono andato prima e ho cercato di organizzare molte cose per la famiglia”. Ma come reagiva quando a Monaco lo definivano troppo basso? "Ci rido di cuore adesso. A Gladbach si diceva lo stesso all'inizio. Per me questo non ha nulla a che fare con la critica costruttiva. Le critiche sono importanti, ma non così”. Infine, svela quello che è un suo rito speciale: "Prima delle partite guardo spesso la mia maglia con il mio nome scritto dietro e poi penso a tutto quello che è successo nella mia carriera e a tutto quello che ho potuto vivere. È una carriera davvero fantastica. Ma so anche quanto ho fatto per questo, quanta energia ho investito".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 20 dicembre 2024 alle 21:50
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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