Una perdita di 350 milioni di euro, frutto di ricavi stagnanti e di costi sempre alti, addirittura in crescita alla voce stipendi, e debiti lordi a quasi 4,7 miliardi: è questa la fotografia che emerge dall’inchiesta della Gazzetta dello Sport sui bilanci dei club della Serie A. Dati che proprio per la Rosea vengono commentati da Andrea Sartori, fondatore e CEO di Football Benchmark, che sottolinea il numero forse più significativo: "Un dato che fa riflettere è quello riguardante la redditività dei club con ricavi superiori ai 150 milioni, comparata agli altri club italiani. I primi sono Atalanta, Fiorentina, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli e Roma, cioè esattamente le squadre che hanno preso parte alle coppe europee nella stagione 2023-24, ad eccezione della Juventus, qualificatasi sul campo ma esclusa dalle competizioni UEFA per quella stagione. Queste squadre hanno registrato un miglioramento complessivo del loro conto economico rispetto al 2022-23, con la Juventus che rappresenta l’unica grossa eccezione proprio a causa dei mancati ricavi UEFA a bilancio. Inoltre, se escludessimo dal computo Juventus (quasi 200 milioni di perdite). Guardando nell’insieme tutti i club del campionato italiano, questo dato ci mostra una Serie A a due facce: da un lato abbiamo i club qualificati alle coppe, che traggono beneficio dai ricavi da competizioni europee, e che sono influenzati a livello operativo dalle stringenti normative UEFA in materia di sostenibilità finanziaria, dall’altro i club che cercano di chiudere questo gap o di raggiungere altri obiettivi di classifica a seconda delle loro ambizioni sfruttando un quadro normativo meno stringente”.

I club con azionisti di maggioranza provenienti dall’estero sono ormai 11 su 20. Questa presenza così nutrita può davvero imprimere una svolta? 
“In un contesto di stagnazione economica del nostro paese e di mancanza di grandi capitali delle grandi famiglie che per anni hanno sostenuto il calcio italiano, le proprietà straniere possono sicuramente contribuire positivamente grazie alla loro disponibilità a investire nell’industria. Basti pensare al capitale messo a disposizione dai Friedkin per la Roma in queste stagioni, all’investimento importante da parte di Rocco Commisso per il Viola Park, oltre alla volontà di investire in un nuovo stadio, o al nuovo progetto per lo stadio Sinigaglia di Como da parte degli Hartono. Allo stesso tempo, queste proprietà straniere hanno spesso un occhio anche per la sostenibilità, la riduzione dei costi o quantomeno un focus su investimenti intelligenti come quelli su giocatori di prospettiva che quindi costituiscono un potenziale ritorno latente in caso di cessione. In tal contesto il Bologna rappresenta un ottimo esempio. Da appassionato di calcio, mi sento però anche di aggiungere che la mancanza di grandi investimenti italiani, penso a Berlusconi, Moratti, Della Valle e Sensi, solo per citarne alcuni, toglie un elemento di passione e attaccamento alla squadra che le proprietà straniere possono difficilmente portare”. 

Sezione: News / Data: Dom 02 marzo 2025 alle 18:48
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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