Lunga intervista della Gazzetta dello Sport a Mohamed Kallon, oggi 45enne, ex attaccante dell'Inter e neo c.t. della Sierra Leone.

Partiamo da qui.
"Sì, e dall’orgoglio del rispondere alla chiamata del mio Paese. È arrivato il momento di restituire qualcosa, una spinta che avevo dentro da un po’ e che ora ho lasciato venir fuori. Sono andato via dalla Sierra Leone nel 1994 quando avevo 15 anni, ci sono tornato stabilmente 30 anni dopo. Trent’anni spesi tra Europa e Usa, gli ultimi 7 a Houston, Texas, dove sono nati i miei figli e dove ho allenato i ragazzi della squadra locale".

Lei ha lasciato la Sierra Leone a 15 anni per andare in Libano. Poi in Svezia e quindi in Italia.
"Un’avventura! Oggi è diverso, per i ragazzi africani ci sono molte più opportunità anche se il cammino resta tortuoso e pieno di insidie. Io ho avuto determinazione e fortuna: un’agenzia mi ha portato in Libano, mi sono messo in luce e da lì sono andato in Svezia. È stata dura, ma non mi sono fermato di fronte alle difficoltà. Dalla Svezia dovevo andare in Germania. Il mio agente mi ha portato in Italia e sono finito all’Inter".

Deve ringraziare qualcuno?
"Sandro Mazzola e Mario Corso sono stati fondamentali. E all’Inter mi hanno trattato tutti come un figlio, a cominciare dal presidente Moratti".

Allenatori più importanti?
"Colomba, Cuper, Zaccheroni, Deschamps. Grandi maestri. Ma non si finisce mai di apprendere".

I ricordi migliori.
"Il gol per pareggiare contro la Juve di Zidane nel mio esordio con la Reggina. Con Possanzini eravamo una grande coppia. E poi l’inizio del 2001-2002 con l’Inter: doppietta all’esordio col Perugia, 5 gol nelle prime 5 partite. C’erano Vieri, Adriano, Ronaldo, ma all’inizio i gol li facevamo io e Ventola".

Grande partenza, finale feroce.
"Il 5 maggio... Io che entro per Ronaldo qualche minuto dopo il gol del 4-2 di Simone Inzaghi… Che tristezza. Faccio fatica a parlarne. Nel 2002 e nel 2003 ho vissuto le mie tre delusioni più grandi".

Ne mancano due.
"La seconda se la ricordano tutti: ritorno della semifinale di Champions contro il Milan. 0-0 all’andata, segna Shevchenko, entra Martins per Recoba, poi io per Crespo. Oba segna, io ho la palla della finale, Abbiati fa una parata assurda, e mi ritrovo la foto nello studio del mio agente di allora, Vigorelli, che era anche l’agente di Abbiati. Che beffa".

E la terza delusione?
"Luglio 2003, con la nazionale andiamo a giocare in Gabon, se vinciamo ci qualifichiamo per la Coppa d’Africa: 2-0 per loro e addio al torneo. La Sierra Leone non c’è più tornata fino al 2021".

Sezione: Copertina / Data: Dom 02 marzo 2025 alle 13:34 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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