Giuseppe Bellistri, 37 anni, oggi è uno dei preparatori atletici del Real Madrid agli ordini di Carlo Ancelotti e Antonio Pintus. Intervistato da Sportweek, ripensa anche ai suoi trascorsi interisti con Antonio Conte.

Ripensa mai a come è arrivato al Real Madrid?
"Forse troppo poco. Lo faccio quando torno in Sicilia, quando rivedo la famiglia, la mia gente. Il sindaco organizza eventi, parlo ai ragazzi nelle scuole. In quei momenti mi fermo e mi dico: “Guarda un po’ dove sono arrivato...”".

L’ha contattata Antonio Pintus, un modello tra voi preparatori atletici.
"Estate 2021, ero in una call con gli altri preparatori del Milan. Vedo la chiamata e dico: “Ragazzi, mi sta chiamando Pintus”. Ci avevo lavorato insieme all’Inter, da poco era stato annunciato al Real. Penso: “Mica mi chiamerà per andare lì…”".

E invece l’ha chiamata.
"Mi dà un paio di giorni per decidere, io ero titubante perché il Milan mi aveva dato tanto, non volevo mollarli a pochi giorni dall’inizio della stagione. Penso: “Devo avvisare Pioli”. Mi faccio furbo, sento prima Gianmarco, il figlio, e lui mi dice: “Non puoi dire di no”. Poi chiamo Stefano…".

E come l’ha presa?
"Sapeva già tutto e anzi, mi chiede, scherzando, se mi fossi montato la testa: “Non hai ancora detto sì? Stai facendo aspettare il Real?”. A posteriori credo che Ancelotti abbia parlato con Maldini, che a sua volta aveva avvisato Pioli. All’inizio mi chiede se è una questione di soldi, ma non lo è mai stata e anzi, se al Milan prendevo dieci, al Real andavo a prendere sette. Poi mi dice: “Vai”. E... vado".

Mbappé è impressionante come sembra da fuori?
"È come lo vedete voi, atleticamente devastante. Avessimo come staff due o tre mesi per allenarlo senza partite di mezzo, potrebbe diventare un grande centometrista senza problemi".

Ma quei due o tre mesi non li avete...
"Perché si gioca troppo. Non riusciamo mai a programmare, è sempre un recuperare, giocare, recuperare e così via. Non ci si ferma mai".

Questo intacca il vostro lavoro?
"Inevitabilmente. Ci sono giocatori che per due mesi non riescono a fare un allenamento come si deve. Così non riusciamo a incidere per migliorare la loro performance fisica".

C’è questo dietro i tanti infortuni?
"Le variabili sono tante, un mio collega italiano che lavora al Manchester City ha svolto una ricerca e ha individuato più di 240 fattori di rischio in un calciatore. Individuare una causa precisa è utopia, ma una cosa è certa: si gioca più di quanto il corpo umano ci consente".

Lavorate tanto in palestra?
"Molto, ma è il calcio stesso che ce lo impone. Negli ultimi dieci anni si è andati verso quella direzione, prima si puntava di più a un lavoro aerobico".

Uno che avrebbe voluto allenare?
"CR7, con la sua propensione al lavoro ha cambiato un po’ la storia. Però sarebbe stato anche un po’ strano, cioè io che do indicazioni a uno come lui?".

E Antonio Conte?
"Tosto come sembra da fuori. Quell’anno c’era Lukaku, era un po’ che non giocava e avevamo il compito di rimetterlo in forma. Insieme a Pintus lo abbiamo massacrato (ride), quando stava bene era impressionante. Si potevano attaccare a lui due, tre difensori ma non lo fermavi mai. Una vera potenza".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Sab 29 marzo 2025 alle 10:44 / Fonte: sportweek
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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